Verità e menzogne su Lotta Continua: incontro con Guido Viale e Gad Lerner
di Federico Demitry
Gremita, la Sala Grande del Teatro Franco Parenti ha accolto la presentazione del libro Niente da dimenticare. Verità e menzogne su Lotta Continua di Guido Viale, edito da Interno4. Insieme all’autore, Massimo Roccaforte, in rappresentanza della casa editrice, e il giornalista Gad Lerner, ex militante.
Un lungo dialogo, in cui sono stati ripercorsi i momenti salienti della storia di Lotta Continua, di cui Viale è stato uno dei dirigenti di spicco, dalla genesi fino all’omicidio del commissario Luigi Calabresi e alle vicende giudiziarie che ne sono seguite. Del movimento vengono rivendicati il carattere e la fisionomia particolari, diversi da quelli degli altri gruppi della sinistra extraparlamentare dell’epoca.
Un’organizzazione che teneva in sé diverse anime, ma che aveva anche molti limiti concettuali. I più importanti, a detta dell’autore, il suo essere fondamentalmente androcentrica e antropocentrica, laddove il primo termine indica una sostanziale preponderanza della componente maschile a tutti i livelli di militanza, e il secondo invece si riferisce ad un’impostazione ideologica focalizzata sul rapporto di potere tra gli uomini, e che dunque ignorava questioni oggi di primaria importanza, come ad esempio il rapporto tra l’uomo e l’ecosistema, la crisi climatica, la necessità di uno sviluppo sostenibile. Questo, nonostante fossero temi non lontani da alcuni militanti stessi, come dimostra la storia di Alexander Langer, tra i fondatori dei Verdi italiani e anch’egli, in quegli anni, in Lotta Continua.
Da una parte il femminismo, dall’altra l’ambientalismo sarebbero le due mancanze più grandi che avrebbero contribuito allo scioglimento di fatto del gruppo nei tardi anni Settanta, dopo il congresso di Rimini. Insieme ovviamente a quella che Viale ritiene una sorta di persecuzione mediatica, volta a identificare Lotta Continua come nient’altro che un movimento violento. Il riferimento è alla strategia della tensione, alle bombe “nere” e a quelle “rosse”. Ed è proprio a quegli anni così difficili della storia repubblicana che il movimento si intreccia, a partire dalla madre di tutte le stragi, quella di Piazza Fontana a Milano, la cui matrice verrà riconosciuta successivamente in gruppi di estrema destra. E tuttavia, per accertamenti sui fatti di Piazza Fontana, venne portato in questura il sindacalista Giuseppe Pinelli, anarchico e ferroviere, che la stessa notte in quella questura, durante l’interrogatorio guidato dal commissario Luigi Calabresi, “morì per defenestramento”. Una morte cui seguì la campagna mediatica di Lotta Continua e la celebre Lettera aperta all’Espresso nel ’71, firmata da innumerevoli intellettuali, tra cui Umberto Eco, Dario Fo, Primo Levi, Alberto Moravia, che chiedeva giustizia per Pinelli e accusava pubblicamente Calabresi, il quale, come è noto, venne poi assassinato. In seguito alla confessione di Leonardo Marino, la giustizia italiana ha poi riconosciuto due dirigenti del movimento, Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani, come mandanti, sebbene Viale abbia tenuto a sottolineare più volte il suo disaccordo sull’esito processuale.
Proprio su questa vicenda si chiude la serata, con l’intervento, a sorpresa, di Claudia Pinelli, figlia di Giuseppe, presente in sala insieme alla sorella Silvia e alla madre Licia.