Sik-Sik. Le chimere della Repubblica Italiana

22 Giugno 2023

Le chimere della Repubblica Italiana

di Lorenzo Cazzulani

Il 12 giugno 2023 è il giorno in cui l’economista Carlo Cottarelli, nella Sala A del Teatro Franco Parenti, presenta la sua ultima fatica: Chimere. Sogni e fallimenti dell’economia (Feltrinelli); ma quello stesso giorno è anche, e soprattutto, il giorno della dipartita di Silvio Berlusconi.

La presenza-assenza del tragico evento incombe sulla platea già prima che la presentazione inizi; questa serpeggia silenziosa tra i bisbigli del pubblico e non si esime, come è naturale che sia, dall’obbligare i relatori a rievocare la figura dell’imprenditore che ha segnato una parte sostanziale della storia del nostro paese. «Nel 2008 ero appena rientrato in Italia», racconta Cottarelli incalzato dal presentatore Sebastiano Barisoni; «ricevo una chiamata da parte di Silvio Berlusconi che mi invita all’interno della sua squadra di governo. Decido però di declinare l’offerta, essendomi già impegnato in altre attività che mi obbligavano a stare lontano dalla campagna elettorale».

Ma già in apertura della serata, quando ancora i due protagonisti non erano apparsi agli occhi del pubblico, il latente propagarsi del ricordo del Presidente defunto aveva iniziato ad assumere una certa consistenza; la direttrice del Teatro, Andrée Ruth Shammah, coperta dall’iconico borsalino, nel suo ormai consueto commento introduttivo agli eventi in scena, ha infatti ricordato il triste avvenimento con commozione e allegra serietà. E sebbene la programmazione della serata ruotasse attorno al nuovo libro di Carlo Cottarelli, la direzione dell’incontro non poteva che cambiare la sua rotta a seguito della contingenza della situazione; deviazione resa soprattutto possibile dalla pertinenza dell’ospite in sala, ovvero lo stesso Cottarelli, legato strettamente alle vicende del Cavaliere da un significativo intreccio istituzionale.

«La politica di Silvio Berlusconi è stata una chimera?», domanda in apertura il giornalista. «Il primo Berlusconi», risponde l’economista, «era animato da una forte spinta di riformismo liberale, un sogno a cui tanti hanno creduto; il problema fu che, ben presto, lo stesso Presidente si accorse che le riforme in senso liberale, come quella relativa al sistema pensionistico e la revisione generale verso il basso della spesa pubblica della macchina statale, propositi centrali nel ’94, non portavano voti e facevano defluire il consenso; pertanto, non vennero perseguiti. Da allora la politica berlusconiana cambiò».

Il sogno di un riformismo liberale, sebbene ritorni in auge di tanto in tanto, oggi sottoforma del pragmatismo politico e amministrativo proposto da Carlo Calenda, fu dunque una chimera, cioè una rappresentazione mitologica evocativa, nell’immaginario che Cottarelli dipinge nel libro, di qualcosa accolta inizialmente con entusiasmo ma che poi si rivela essere un autentico fallimento, destinata a morire e a concludere «sanza infamia e sanza lodo» la sua discendente parabola.

Le chimere rintracciate da Cottarelli sono sette, tra le quali troviamo la globalizzazione, per citare forse quella più interessante e suggestiva, non solo da un punto di vista economico bensì anche per quanto riguarda il suo aspetto storico-culturale. La globalizzazione, infatti, nelle parole dell’economista, è una chimera nella misura in cui avrebbe dovuto costruire un mondo piatto, post-ideologico, all’interno del quale sarebbe stato possibile commerciare in modo equo; il risultato fu però il nuovissimo fenomeno della competizione tra i lavoratori dei paesi ad alto reddito con quelli dei paesi a basso reddito, causando uno svantaggio abissale per i primi e mandando in frantumi il sogno di cristallo di un mondo globale integrato in cui tutti hanno le stesse possibilità.

L’incontro si avvia velocemente verso la conclusione, con accenni ad altre chimere del nostro tempo, come le criptovalute e la democratizzazione dell’informazione digitale, tuttavia senza mai svestirsi completamente di quell’ambigua e soffocante presenza-assenza di una morte arrivata inaspettata; l’anelito che conclude una parte della storia repubblicana della nostra amata e bistrattata Italia.

 

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