Majakovskij – poesie per un suicidio
di Anna Farina
Majakovskij: l’incidente è chiuso è uno spettacolo di Daniele Abbado, Giuliano Corti, e Luca Scarzella, in cui Giovanna Bozzolo incarna la voce di Vladimir Vladimirovic Majakovskij in un percorso di ricostruzione del suo corpo personale e poetico. Lo sviluppo dello spettacolo è articolato in nove tappe che concentrano una libera associazione di testi, letti e performati dall’attrice in dialogo con le molteplici voci di frammenti di film d’epoca e documenti audiovisivi proiettati nella sala. Le testimonianze letterarie sono quelle di un poeta la cui ricerca sulla frammentazione linguistica corrispose a una lotta contro la frammentazione del senso di vita, stretto tra questioni esistenziali e fede politica.
«Vogliamo che la parola esploda nel discorso come una mina e urli come il dolore di una ferita e sghignazzi come un urrà di vittoria». Il contenuto della poesia di Majakovskij attraversa i più svariati ambiti: politica, amore, vita quotidiana, riflessione personale. Ciò trova motivazione nel fatto che il cardine del suo lavoro autoriale è una certa fede nella parola, la quale certo è mezzo comunicativo di significati altri, ma ammalia fin dalla sua forma più pura. La semplicità di caratteri vergati su carta basta per cercare quella sperimentazione futurista che stuzzica l’intelletto di Majakovskij: cubofuturismo, propaganda e strenua ricerca dell’amore per sé stessi attraverso gli altri.
Questo incubatore di sensi e forme si riflette sulla moltiplicazione di mezzi presenti nella definizione dell’impianto scenico. La morte di Majakovskij, vista come una esplosione di motivazioni personali e civili che si tenta di ricostruire in nove tappe poetico-filmiche, è di una complessità che si rende l’elemento più lampante della messa in scena tutta. La sala Testori del Teatro Franco Parenti è divisa da colonne strutturali e da uno schermo in plexiglass riflettente, che consente di oscurare lo spazio retrostante quando riceve videoproiezioni e mostrarlo quando finiscono, nonché far sì che frammenti di filmati si riflettano sul pavimento e sulle pareti. Anche le luci, la spazializzazione del suono e i movimenti dell’attrice non fanno che agire nel senso di trasformare una sala teatrale peculiare in strada russa, casa del poeta, luogo puramente performativo, molteplice come l’interno della mente di Majakovskij.