Tiny Death. Dialogo sulla morte ad una sola voce
di Andrea Piumino
In scena un solo tavolino, entra Meital Raz, unica persona presente sul palco per tutto lo spettacolo, si siede e comincia ad evocare la storia della sua famiglia, dai traumi causati dai suoi genitori quando lei era piccola alle strategie che adotta per evitare di far vivere alla figlia le sue stesse esperienze. Quello che distingue questa rappresentazione da un monologo teatrale, però, è il modo in cui la storia viene raccontata, ossia attraverso quella parte del corpo che sente come sede della sua identità familiare: le mani.
All’età di 25 anni le mani di Meital cominciano ad assomigliare a quelle di sua madre e sua nonna: secche e con le ossa del metacarpo in rilievo; si dice che sono genetiche ma sembrano essere ad ereditarietà esclusivamente femminile. Attraverso il suo corpo, Meital Raz costruisce una genealogia familiare, in particolare approfondisce i rapporti con sua madre e con sua figlia. In scena però c’è solo lei, a fare il resto sono le sue mani, che per metonimia rappresentano quel legame di sangue che la lega alle altre donne della famiglia. Il riferimento al sangue e alle ossa del metacarpo non è del tutto casuale: parlare di corporeità non è altro che il modo che Meital utilizza per esorcizzare la morte e di questo il titolo dello spettacolo è esemplificativo: Tiny Death, una morte “minuscola”, ma anche leggera. Il trapasso spiegato alla figlia, una bambina che si chiede per quale motivo il suo criceto è morto, che si domanda se la nonna morirà per il tumore alle ossa che le è stato diagnosticato e se anche sua madre può morire.
Allora entra in scena la figura allegorica della morte, qui vista come una parodia bergmaniana, con due dita della mano sinistra al posto delle gambe e una forchetta come falce. È piccola, sembra un diavolo anche se di fatto non è cattiva, è soltanto un’entità con la quale presto o tardi dovremo imbatterci, ma nulla di traumatico.
Tiny Death è uno spettacolo per bambini ma non solo: il motore propulsore della rappresentazione è la volontà di Meital di placare, con una visione demistificante della morte, i molti turbamenti che preoccupano la figlia e che le impediscono di dormire; è però soprattutto una storia indirizzata a Meital stessa e a tutte le persone in generale per riportare alla giusta proporzione l’eventualità di un’assenza, perché il solo raccontare la morte vuol dire esorcizzarla.