testo e regia Pablo Remón
traduzione italiana Davide Carnevali da Los Farsantes
con Silvio Orlando
e con (in o.a.) Francesca Botti, Francesco Brandi, Blu Yoshimi
scene Roberto Crea
luci Luigi Biondi
costumi Ornella e Marina Campanale
produzione Cardellino srl / Spoleto Festival dei Due Mondi / Teatro di Roma – Teatro Nazionale
È il racconto, impietoso e divertito, di manie, storture, fasulle ambizioni e ideali frustrati dell’“impostore” per antonomasia: l’attore. Tra produttori cocainomani, sceneggiatori plagiati, attori underground incomprensibili anche a sé stessi, attrici invecchiate in interminabili soap, lo spettacolo dissacra e diverte rivelandoci come il recitare possa essere fuga e, all’opposto, rifugio, alibi e perfino terapia. E non solo: è una riflessione sul successo, il fallimento e i ruoli che recitiamo, più in generale, nella vita.
Teatro puro, grande teatro, perché il lavoro, pur nella sua complessità, nella costruzione a incastri e scene con continui passaggi tra vita quotidiana, recitazione in scena e nella vita, e sogni, trova una sua limpida chiarezza e coinvolge lo spettatore nei suoi slittamenti e nel succedersi dei diversi personaggi, ciarlatani proprio per la loro doppiezza e il voler ”essere sempre la migliore versione di se stessi”, interpretati dagli attori, a cominciare da uno strepitoso Orlando […].
– Paolo Petroni, ansa.it
Il testo di Pablo Remón, con protagonista uno splendido Silvio Orlando, è un esempio di teatro contemporaneo impavido, serve mettersi lì ad ascoltare, a provare a digerire per conto terzi le frustrazioni, e si scoprono fragilità, debolezze da ciarlatani, come da titolo.
– Francesco Bettin, sipario.it
Una narrazione seria e comica […] che si getta nella esplorazione delle idiosincrasie umane, delle distorsioni della realtà; ancora, degli ideali traditi, delle ambizioni illusorie dell’impostore par excellence: l’uomo (o meglio, la donna) di spettacolo.
– Davide Traglia, eroicafenice.it
Una multiforme, comica polifonia di personaggi, ora feroci ora surreali, spesso irresistibili.
– Paolo Scotti, Il Giornale
NOTE DI REGIA – Pablo Remón
1. Ciarlatani racconta la storia di due personaggi legati al mondo del cinema e del teatro. Anna Velasco è un’attrice la cui carriera è in fase di stallo. Dopo aver recitato in piccole produzioni di opere classiche, ora lavora come insegnante di pilates e nei fine settimana fa teatro per bambini. Tra soap opera televisive e spettacoli alternativi, Anna è alla ricerca del grande personaggio che la farà finalmente trionfare. Diego Fontana è un regista di successo di film commerciali che si sta imbarcando in una grande produzione: una serie da girare in tutto il mondo, con star internazionali. Un incidente lo porterà ad affrontare una crisi personale e a ripensare la sua carriera. Questi due personaggi sono collegati dalla figura del padre di Anna, Eusebio Velasco, regista di culto degli anni ’80, scomparso e isolato dal mondo.
2. Ciarlatani sono anche diverse opere in una: ognuno di questi racconti ha uno stile, un tono e una forma particolari. Il racconto di Anna ha uno stile eminentemente cinematografico, con un narratore che ci guida, e in cui sogno e realtà si confondono. La storia di Diego è un’opera teatrale più classica, rappresentata in spazi più realistici. E infine c’è, a mo’ di pausa o parentesi, un’autofiction in cui l’autore dell’opera a cui stiamo assistendo si difende dalle accuse di plagio. Queste storie sono raccontate in parallelo, si alimentano a vicenda, sono specchi degli stessi temi. L’insieme è costruito con capitoli in parte indipendenti, che formano una struttura più vicina al romanzo che al teatro. L’intenzione è che “Ciarlatani” sia una narrazione eminentemente teatrale, ma con un’aspirazione romanzesca e cinematografica.
3. Infine, Ciarlatani è una commedia in cui solo quattro attori viaggiano attraverso decine di personaggi, spazi e tempi. Una satira sul mondo del teatro e dell’audiovisivo, ma anche una riflessione sul successo, sul fallimento e sui ruoli che ricopriamo, dentro e fuori la finzione.