di Nicolas Bedos
traduzione Monica Capuani
regia Davide Livermore
con Linda Gennari e Antonio Zavatteri
e con Diego Cerami in video
abiti Giorgio Armani
scene Davide Livermore e Lorenzo Russo Rainaldi
disegno sonoro Edoardo Ambrosio
luci Aldo Mantovani
video maker D-Wok
produzione Teatro Nazionale di Genova / Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale
si ringrazia Hotel Bristol Palace
Scelta raffinata e coraggiosa quella di Livermore nel proporre quest’opera mai rappresentata in Italia, scritta da Nicolas Bedos, acclamato sceneggiatore francese.
Livermore, che ha da poco conquistato il grande schermo con il suo ultimo progetto, The Opera! Arie per un’eclissi– ambizioso lungometraggio che sfida i confini dei generi, fondendo cinema, musica, teatro e opera in un’attualizzazione del mito di Orfeo ed Euridice –, in scena con uno spettacolo di forte impatto visivo ed emozionale, realizzato con estrema eleganza.
Un dramma familiare sorprendente che scava dentro un passato inafferrabile, dentro i ricordi, le amnesie, le ferite, gli smarrimenti di Victor, che a causa di un incidente non ricorda più nulla. E nei ricordi di Marion, una donna la cui identità si scoprirà gradualmente. Rapiti da un dialogo che è una continua spirale, ci interroghiamo sulla natura della relazione tra i due, che sembrano conoscersi molto più di quel che raccontano.
Una parete a led riflette i protagonisti rovesciando e frammentando la realtà, suggerendoci che tutto è vero e, al contempo, è vero anche il suo contrario. Bravissimi Linda Gennari e Antonio Zavatteri nel costruire il vortice emotivo dei protagonisti.
Cercare la verità della nostra storia è il lavoro che la vita richiede a ognuno di noi. Victor e Marion hanno bisogno di fare emergere e accettare una verità dolorosissima. Ma questo spettacolo ci insegna che solo attraverso il coraggio di creare, nel proprio cuore e nella propria vita, uno spazio in cui accogliere le anime degli altri (soprattutto quelle che non ci sono più) possiamo offrire loro la possibilità di sciogliere i nodi dolorosi del cammino terrestre.
– Davide Livermore
[…] uno spettacolo in cui voce e volto e movimento divengono musica, e dolore e passione si manifestano visivamente come in un film di Truffaut. Con una differenza però, non lieve: il giovane Bedos conosce e fa brillare la speranza.
– Roberto Mussapi, Avvenire
Il ledwall tanto caro a Livermore qui è usato in modo magistrale. Il muro luminoso elettronico è a terra, a fare da pavimento, e le sue immagini si riflettono al contrario su uno specchio messo di sbieco sopra la scena. Tutto è a specchio, a suggerire che tutto è vero ma è vero anche il suo contrario. Quindi niente è vero. Non c’è più un alto, basso, destra, sinistra. Tutto è specchio, tutto è solo immagine e quindi apparenza. I riflessi sono perlopiù in bianco e nero, sempre a suggerire tutto e il contrario di tutto. I colori, spesso un rosso acceso che si allarga come una macchia d’olio, compaiono durante gli incubi di sonni agitati. E negli incubi le verità e la lucidità, che erano stati messi da parte durante la veglia, esplodono con la loro dolorosa nitidezza. […] Grandissima prova attoriale di Zavatteri e Gennari. Non tutti possono cimentarsi con un testo così. Il pubblico è stato tramortito ma ha capito: lunghi applausi nel finale.
– Paolo Fizzarotti, Teatro.it
Mentre la messinscena “tradizionale” ci mostra gli attori in uno spazio spoglio, geometrico e tendenzialmente vuoto, lo specchio ci rimanda a un universo multiforme di ambienti e colori, che contribuiscono a enfatizzare le emozioni del testo. Due luoghi differenti che, però, non ne costruiscono nessuno, ma al contrario alimentano una indefinitezza spaziale che diventa elemento distintivo della performance.
– Klpteatro.it
Un viaggio nella mente umana con squarci di ricordi che affiorano qua e là, subito dopo annullati da una nebbia incombente. Livermore racconta quello che lui ha definito in conferenza stampa un “Requiem”, con una scelta visiva originale e vincente. Un grande specchio inclinato e posto sul fondo della scena quasi spoglia, offre al pubblico due visuali contemporanee degli attori e della scena stessa.
– Ansa.it
Lo scenario colpisce per la sua mimetica ‘spettacolarità’, sostenuta da una scenografia, curata dallo stesso regista insieme a Lorenzo Russo Rainaldi e illuminata da Aldo Mantovani, complessa e anch’essa doppia, in una specie di continuo rispecchiarsi del profondo con l’esterno, e riempita dalle sonorità sinfoniche ‘disegnate’ da Edoardo Ambrosio. I due protagonisti, Linda Gennari e Antonio Zavatteri, ‘vestiti’ con eleganza dalla Maison Armani, sono misurati e professionali cogliendo nella loro ‘geometrica’ interpretazione l’indicazione della parola drammaturgica.
– Maria Dolores Pesce, sipario.it