di Nicolas Bedos
traduzione Monica Capuani
regia Davide Livermore
con Linda Gennari e Antonio Zavatteri
e con Diego Cerami in video
abiti Giorgio Armani
scene Davide Livermore e Lorenzo Russo Rainaldi
disegno sonoro Edoardo Ambrosio
luci Aldo Mantovani
video maker D-Wok
produzione Teatro Nazionale di Genova / Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale
si ringrazia Hotel Bristol Palace
Nicolas Bedos, acclamato regista e sceneggiatore francese, racconta con grande empatia le contraddizioni dell’animo umano, indagando senza timidezze le mille sfumature dell’amore: amori che si consumano e si sfaldano nel tempo, amori che resistono alle crisi e ai piccoli e grandi mutamenti. Rapiti da un dialogo che è una continua spirale, ci interroghiamo sulla natura della relazione di un uomo e di una donna che sembrano conoscersi molto più di quel che raccontano.
Grazie a a una parete a led che riflette i protagonisti, il regista Livermore rovescia e frammenta la realtà, a voler suggerire che tutto è vero, ma è vero anche il suo contrario.
Uno spettacolo di forte impatto visivo ed emozionale, realizzato con estrema raffinatezza. Protagonisti Linda Gennari e Antonio Zavatteri, che riempiono la scena e si tramutano in una nitida immagine collettiva.
Il ledwall tanto caro a Livermore qui è usato in modo magistrale. Il muro luminoso elettronico è a terra, a fare da pavimento, e le sue immagini si riflettono al contrario su uno specchio messo di sbieco sopra la scena. Tutto è a specchio, a suggerire che tutto è vero ma è vero anche il suo contrario. Quindi niente è vero. Non c’è più un alto, basso, destra, sinistra. Tutto è specchio, tutto è solo immagine e quindi apparenza. I riflessi sono perlopiù in bianco e nero, sempre a suggerire tutto e il contrario di tutto. I colori, spesso un rosso acceso che si allarga come una macchia d’olio, compaiono durante gli incubi di sonni agitati. E negli incubi le verità e la lucidità, che erano stati messi da parte durante la veglia, esplodono con la loro dolorosa nitidezza. […] Grandissima prova attoriale di Zavatteri e Gennari. Non tutti possono cimentarsi con un testo così. Il pubblico è stato tramortito ma ha capito: lunghi applausi nel finale.
– Paolo Fizzarotti, Teatro.it
Mentre la messinscena “tradizionale” ci mostra gli attori in uno spazio spoglio, geometrico e tendenzialmente vuoto, lo specchio ci rimanda a un universo multiforme di ambienti e colori, che contribuiscono a enfatizzare le emozioni del testo. Due luoghi differenti che, però, non ne costruiscono nessuno, ma al contrario alimentano una indefinitezza spaziale che diventa elemento distintivo della performance.
– Klpteatro.it
Uno spettacolo di forte impatto visivo ed emozionale, realizzato con estrema raffinatezza. […] Un viaggio nella mente umana con squarci di ricordi che affiorano qua e là, subito dopo annullati da una nebbia incombente. Livermore racconta quello che lui ha definito in conferenza stampa un “Requiem”, con una scelta visiva originale e vincente. Un grande specchio inclinato e posto sul fondo della scena quasi spoglia, offre al pubblico due visuali contemporanee degli attori e della scena stessa.
– Ansa.it