di, con e regia Ashkan Khatibi
scenografia Taher Nikkhah
costumi Delshad Marsous
produzione Teatro Franco Parenti / Gruppo teatrale Scagnell
Dopo l’uccisione di Mahsa Amini, si è distinto come una delle voci più vicine alle istanze popolari ostili alla Repubblica Islamica. Dopo essere stato arrestato e violentemente interrogato dall’intelligence iraniana, ha lasciato il suo paese, la famiglia e i suoi allievi. È arrivato in Italia e qui ha continuato la sua vita artistica.
Lui è una lettera aperta al mondo libero, un racconto di scrittori e artisti che vivono all’ombra della dittatura. È un grido per richiamare l’attenzione di coloro che non hanno mai conosciuto la censura e la repressione come parte inseparabile del loro corpo, della loro anima e della loro opera.
Frammento di piombo.
In carne e ossa doloranti, veniamo in contatto con la minaccia e con la paura.
Affrontiamo la tortura, senza via di fuga. Dissimile a ogni altra prova di testimonianza.
Una minaccia in lingua farsi che rimbomba minuziosamente nel nostro sapere giornalistico.
Quello che vediamo sul palcoscenico è una morte lenta, un essere umano che combatte per non impazzire. E noi lo seguiamo affrontando poco alla volta, come veleno, la morte del nostro desiderio di libertà.
Insieme a LUI, Ashkan Kathibi, anche noi testimoni siamo fatti a pezzi pur seduti sulle nostre sedie.
– Colette Shammah