Cartellone 2024 - 2025 / Teatro

Nel blu • 18 - 23 Marzo 2025

avere tra le braccia tanta felicità

©Luigi Burroni
Cartellone 2024 - 2025 / Teatro

Nel blu • 18 - 23 Marzo 2025

avere tra le braccia tanta felicità

©Luigi Burroni
©Luigi Burroni

Quando eravamo un Paese felice e pieno di sogni, quando Modugno ci insegnò a volare.

Mario Perrotta rievoca l’Italia ottimista, felice e proiettata nel futuro, l’Italia degli anni ’60.

E se c’è un uomo che incarna lo spirito di quegli anni con il suo corpo, la sua voce e la sua spinta vitale, questo è Domenico Modugno.

Tra musica e parole, uno spettacolo per interrogarsi sulla felicità di allora e su cosa oggi ci impedisca di aprire le braccia e “volare”.

Io voglio cantare la felicità. Anche se non esiste, mi voglio illudere che esista, devo credere che esista.

Domenico Modugno

NOTE DI REGIA

Parole fragilissime: sono queste che – ultimamente – mi intrigano.

Libertà, ad esempio. È a lei che ho dedicato il mio ultimo progetto. L’ho inseguita tra le pagine più dense della letteratura occidentale, ho provato a tradurla in domande brucianti da portare sul palco. E la risposta esaltante del pubblico è stata un applauso continuo alla libertà stessa, a quel bisogno di autodeterminarsi ma in sintonia con il mondo.

Adesso è il momento di un’altra parola ancora più delicata perché, forse, non esiste: felicità. Eppure c’è stato un momento in cui il nostro paese – forse una gran parte di mondo – è apparso felice. Sono gli anni a cavallo del 1958, gli anni subito prima e subito dopo l’inizio del boom economico. La gente era – o sembrava – felice, carica di futuro negli occhi. Basta rivedere i film di quell’epoca, ascoltare le canzoni, ripercorrere i racconti di chi c’era. Anche i ceti meno abbienti sembravano felici. Sicuramente più felici dell’umanità da centro commerciale di oggi.

E se c’è un uomo che incarna tutto questo nel suo corpo, se c’è uno che con la sua voce, con la spinta vitale che ha abitato ogni suo passo, rappresenta appieno quegli anni, questo è Domenico Modugno.

Un ragazzo di una terra dimenticata da Dio – quella Puglia che sarebbe rimasta alla periferia del regno ancora per decenni, quando anche io la lasciai per cercare una vita artistica altrove – che parte all’avventura e si ritrova, dopo pochi anni, a insegnare a tutto il mondo a “volare”: apre la bocca e trascina via con quell’urlo irrefrenabile ogni residuo fosco del dopoguerra. Con una sola canzone rende l’intero occidente felice di esistere. Eppure lui sapeva di lavorare sull’effimero, sull’impalpabile ma, nonostante tutto, si ostinava a crederci: «Io voglio cantare la felicità. Anche se non esiste, mi voglio illudere che esista, devo credere che esista».

Proverò ad accostare la sua storia con tutta la cura possibile, per non tradire un uomo della mia terra, per non tradire la mia terra stessa e l’inno alla felicità che Domenico Modugno incarna. Proverò a farlo – come per Calvino – in musica e parole, ma questa volta i musicisti/compositori saranno con me sul palco (il progetto sta nascendo insieme ai musicisti che hanno abitato i miei spettacoli degli ultimi vent’anni).

Proverò a porre e a pormi molte delle domande urgenti sulla felicità, per indagare cosa rendeva quell’Italia di allora così capace di guardare al futuro e al prossimo con leggerezza e cosa, oggi, ci impedisce di continuare a farlo.

– Mario Perrotta

BREVI BIO
Mario Perrotta
Autore, attore e regista teatrale, è considerato una delle voci più significative del panorama teatrale italiano. Le sue drammaturgie dal forte impatto civile, da lui stesso dirette e interpretate in Italia, sono tradotte e messe in scena anche all’estero in diverse lingue e in contesti importanti quali il Festival d’Avignone e il New York Solo Festival (Premio Migliore drammaturgia straniera nel 2018). Finalista per dodici volte agli Oscar del teatro italiano, i Premi Ubu, vince nel 2011, 2013, 2015 e 2022 come interprete, drammaturgo, e regista di progetti con centinaia di artisti coinvolti. Vince anche il Premio Hystrio nel 2008 e nel 2014, e nel 2015 il Premio Nazionale della Critica.
Riceve, inoltre, riconoscimenti istituzionali quali quelli della Presidenza del Consiglio e della Camera dei Deputati per “l’alto valore civile del testo e per la straordinaria interpretazione” per il progetto Cìncali – dedicato all’emigrazione italiana nel secondo dopoguerra.

Vanni Crociani
Pianista, compositore, arrangiatore, ha all’attivo diversi progetti musicali con cui svolge intensa attività concertistica in Italia e all’estero, su prestigiosi palcoscenici tra cui Festival di Sanremo, Premio Tenco, Auditorium di Roma, Ravenna Festival, collaborando con Max Gazzè, Francesco Gazzè, Claudio Santamaria, Alessandro Bergonzoni, Ivano Marescotti. È autore di musiche per cinema, teatro, televisione.

Giuseppe Franchellucci
Violoncellista con forte vocazione per la musica contemporanea, vanta collaborazioni con Jonny Greenwood (Radiohead), Adrian Utley (Portishead), Mick Harvey (Nick Cave), Serj Tankian (Sistem of a Down), Paolo Fresu, Gianna Nannini, Renato Zero, Ron, in manifestazioni d’eccellenza quali Nuova Consonanza, Umbria Jazz, Macerata Opera Festival. In orchestra suona con maestri assoluti quali Daniel Oren.

Massimo Marches
Cantante, chitarrista, produttore. Numerose le collaborazioni in ambito cantautorale (Filippo Graziani, Filippo Malatesta, Francesca Romana Perrotta, Andrea Amati, Piero Sidoti) e strumentale (Federico Mecozzi, Remo Anzovino). Due album da solisti pubblicati. Insieme al violoncellista Gionata Costa da vita al progetto “Miscellanea Beat”.

18 - 23 Marzo 2025

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