In questi anni ho cercato di proporre al nostro pubblico spettacoli che con intelligenza parlassero di sentimenti riconoscibili con un linguaggio il più fresco possibile. I risultati sono stati straordinari perché le nostre sale sono sempre mediamente piene e di un mondo variegato e interessantissimo che sarebbe un crimine perdere in futuro anche se, cosa diventerà in futuro la nostra Milano è difficile da immaginare… Magari ci saranno robot seduti in sala, ai quali sarà stata immessa la passione del teatro, che ascolteranno attori/robot raccontare come gli uomini si emozionavano o si divertivano, ma intanto… quello che vorrei essere capace di fare oggi, e lo sento come un compito, è lasciare in eredità la fiducia di trovare un linguaggio capace di rinnovarsi ma in compagnia di quelli che non ci sono più. Voglio dire che la storia di questo teatro ha mostrato che si può essere in armonia con i tempi, anzi nel nostro caso li abbiamo molto spesso anticipati, dando la giusta continuità al patrimonio straordinario di maestri e di quei compagni di strada con più talento e grande umanità. Ecco la parola chiave per programmare il futuro: umanità, in tutte le sue forme, per creare la giusta coesione nel gruppo di lavoro, cercare i giusti copioni da far vivere in scena e usare le parole giuste per interpellare a pagamento il pubblico e coinvolgerlo negli sviluppi di un teatro che non è più solo un teatro, ma un complesso architettonico che permette di avere, accanto agli spettacoli, manifestazioni anche commerciali per garantirne la sostenibilità economica… (Andrée Ruth Shammah)