Tre donne, una Maria Brasca
di Anna Farina
Un’operaia milanese sui trent’anni che ama ad alta voce, La Maria Brasca. Testori la scrisse per Franca Valeri. E per chi altri, se non per la pioniera di una comicità femminile fatta di personaggi dai caratteri sfaccettati, che hanno sottolineato le contraddizioni dell’Italia del dopoguerra? Nel ruolo testoriano, però, si dimostrò ben più di una caratterista. Valeri disse, di questa sua interpretazione: «Lo slancio caparbio e la lucida generosità della Brasca mi hanno conquistato subito e mi sono coscientemente lasciata attirare sempre più, fino ad una totale identificazione con quella operaia avida di vita fino al fanatismo». La Valeri andò in scena al Piccolo nel 1960 diretta da Mario Missiroli, che curò una regia definita dalla cronaca dell’epoca forse troppo cupa per i termini positivi con cui il testo si chiude.
La Maria Brasca è invece un personaggio estremamente vitale, qualità che è possibile verificare tramite l’entusiasmo di tutte le attrici che l’hanno interpretata. Ed è qui che comincia la linea che da Valeri passa ad Adriana Asti, e da Asti passa a Marina Rocco. Dopo il successo del 1960, l’operazione di rimessa in scena della Maria Brasca, oltre a far chiedere come non scadere nell’operazione nostalgia né nell’eccessiva modernizzazione di una pièce che trae la sua prorompenza proprio dal contesto in cui la vicenda è collocata e che è senza dubbio un esperimento di neorealismo teatrale milanese à la Testori, pose il problema del chi: chi può essere, negli anni 90, la nuova Maria Brasca?
Andrée Ruth Shammah volle riflettere sulla necessità di sospendere un eccessivo realismo registico che sarebbe potuto derivare da un testo le cui circostanze milanesi e popolari sono così chiare. Perciò la regista aveva bisogno di trovare un’interprete che non scivolasse nelle insidie del naturalismo recitativo né in uno straniamento lontano dalle volontà autoriali di Testori. Queste caratteristiche presero corpo perfettamente nell’originalità e nella capacità di gestire i risvolti comici di Adriana Asti, che fu una longeva Maria Brasca e proprio con questo ruolo vinse il premio Duse.
In occasione dei 50 anni del Teatro Franco Parenti, e dei 100 dalla nascita di Testori, Andrée Ruth Shammah decide di celebrare queste importanti ricorrenze riallestendo la Maria Brasca. Oggi si pongono ancora di più i problemi del 1992. Marina Rocco funziona perché in lei convivono l’energia di uno spirito tutto nervi, quasi infantile, e l’assertività di una donna che sa quello che vuole. Il suo enorme sorriso e il suo slancio consentono allo spettatore di rivivere in uno scarto di novità una parabola che ha attraversato cinquant’anni del teatro milanese. All’apertura di questo riallestimento si sente Adriana Asti cantare Quella cosa in Lombardia, musiche di Fiorenzo Carpi e parole di Franco Fortini, mentre Marina Rocco cammina in scena nelle vesti operaie della sua Brasca. La terza attrice, quasi a raccogliere dall’aria del teatro il passaggio di testimone, manda un bacio ad Adriana e la saluta, così come accadde quando la stessa Asti vide Franca Valeri in prima fila nel 1992.