Lo spettacolo più noioso del mondo
di Chiara Narciso
Il foyer del Teatro Franco Parenti ha ospitato The most boring show in the world (Lo spettacolo più noioso del mondo). Un pubblico curioso composto da adulti e, soprattutto, da bambini, si affaccia alla scena completamente spoglia. Non esiste palco e pavimento, fondale e quinte appaiono nere e scure. A dare il via allo spettacolo è la voce narrante, protagonista e leit motiv dei 50 minuti, che si fa costruttrice vera e propria dello spettacolo, dettando le azioni che gli attori sono obbligati a seguire. Prima di iniziare viene precisato, mettendo ulteriormente in guardia lo spettatore, che la rappresentazione sarà la più noiosa al mondo.
Questo spettacolo non ha alcuna scenografia, non esiste una trama e non ci sono dei personaggi, continua la voce narrante. Poi inizia invece a introdurre una serie di elementi che nella messa in scena ci saranno, in primis tre persone in piedi, poi sedute, poi le stesse che strisciano. Così vengono presentati i performer al pubblico, sono Maya Brinner, Ofer Amram, Renana Raz. Quest’ultima ha ideato lo spettacolo basandosi sul libro The Most Boring Book in The World di Nana Ariel. I tre non hanno un ruolo ben preciso e definito, ma interagiscono vicendevolmente in quello che potrebbe essere paragonato a un training attoriale. In questo spettacolo si salta, dice la voce, le persone ansimano, prosegue, e cercano qualcosa che hanno perso, confrontandosi con il pubblico e distraendolo. In ogni azione i performer inseriscono delle intenzioni sempre più marcate, provando a fornire una serie di variazioni sul tema proposto, fino all’indicazione successiva della voce fuori campo. Ad un certo punto il tutto diviene talmente noioso che lo spettacolo stesso si addormenta, tutti parlano o agiscono silenziosamente per non svegliarlo. Partono gli sbadigli. Il flusso di azioni viene interrotto da una serie di inchini, ma in verità non si tratta della fine della performance.
«Per quanto tempo si può fissare qualcosa senza che accada niente?», tuona la voce narrante. Cala poi il silenzio in sala e in scena, accompagnato dalla rappresentazione della noia. Non una condizione da respingere, ma da abbracciare trasformandola in un punto di partenza, questo vuole evidenziare lo spettacolo sperimentando una serie di situazioni attraverso il corpo, la voce e l’interazione. Poco prima della conclusione, infatti, il pubblico viene coinvolto a prendere parte alla scena e, mentre i performer osservano dalla platea, questo sta in piedi, si siede, striscia, salta su una gamba fino a ricongiungersi in chiusura con gli artisti per decretare la fine della rappresentazione. Non combattere la noia, ma apprezzarla, questo il fulcro della performance, riempiendola con continui stimoli derivati proprio da questa condizione che l’essere umano oggi cerca di evitare.