The sound inside. La reazione a un imprevisto
di Lorenzo Cazzulani
Quando ognuna delle nostre vite s’imbatte in un imprevisto, che sia positivo o negativo poco importa, il lento e noioso procedere della quotidianità scandita tra lavoro, famiglia, amici viene irrimediabilmente frantumata. E immaginiamoci, per puro cinismo, che il suddetto imprevisto, già di per sé bivio esistenziale, sia qualcosa di profondamente distruttivo, come ad esempio un tumore ad uno stadio avanzato, quale potrebbe essere la reazione a un tale avvenimento inatteso?
È in questi tragici termini che si configura, all’inizio di The sound inside, la storia di Bella, una donna di cinquantatré anni, docente universitaria, titolare di un corso di scrittura creativa; Bella intrattiene una vita solitaria, persa tra i suoi libri e i suoi pensieri; una vita quasi banale, che procede a rilento, quasi per inerzia, ma che ad un certo punto viene sconvolta dalla scoperta di una malattia irreversibile.
Dicevamo, dunque, quale possibile reazione potrebbe scatenare una tale tragedia?
Un giorno si presenta un ragazzo, Christopher, durante il suo orario di ricevimento. È interessato a lei, è smanioso di condividere con lei l’idea per un romanzo che sta cercando di sviluppare; e poi, ancor più incredibile, elogia il romanzo che lei, Bella, ha scritto una quindicina di anni prima, quasi passato inosservato dalla stampa; lui lo adora, e lei non può ingannare sé stessa rispetto a quanto ciò la lusinghi.
Qual è, infine, la reazione a tale tragedia?
Bella trova in Christopher un interlocutore, qualcuno che estrae da lei stessa qualcosa che è ancora vivo, che ancora non è stato distrutto dalla malattia che la devasta. Escono a cena, passano del tempo insieme. Christopher la mette di fronte, oltre che a tutte le potenzialità che ancora può offrire, anche alle sue più sordide insicurezze e paure: la solitudine, la vita con pochi amici, i libri che l’hanno assorbita e che non hanno lasciato spazio a nient’altro.
Bella s’innamora perdutamente, ecco la reazione. Un amore, tuttavia, privo di senso; tra di loro non ci può essere futuro, e di questo lei ne è perfettamente cosciente. Ma se tutto si esaurisse qui, in un amore estemporaneo concepito solo al fine di colmare una sofferenza, il testo stesso non avrebbe alcun significato. E infatti un dubbio emerge mentre lo spettacolo avanza verso la sua conclusione: Christopher è reale? Il ragazzo che così tanto ha offerto a Bella, in fin dei conti, è solo una proiezione della sua mente come reazione a un trauma?
Christopher, infatti, è l’autoriflessione che Bella non ha mai compiuto su di sé, sulla sua vita, sulla direzione che sta prendendo. Bella si confronta con sé stessa attraverso il suo giovane interlocutore; l’esistenza effettiva di Christopher, pertanto, risulta quasi superflua.
Lo spettacolo è interpretato in modo ineccepibile dagli attori in scena, Marina Sorrenti e Alessio Zirulia, diretti dalla regista Serena Sinigaglia. Come molti spettacoli nella Sala A del Teatro Franco Parenti, la scenografia è impeccabile nella sua semplicità: l’intera messinscena si svolge su una piattaforma particolare, di forma irregolare, ondulata, su cui l’attore e l’attrice recitano. Nel complesso, l’opera può considerarsi riuscita.