Una vera poesia.

Una vera poesia.

Una vera poesia.

Torna l’ultimo grande successo di Andrée Shammah che ha stregato gli spettatori coinvolgendoli in una commovente e profonda esperienza umana.

Uno spettacolo di cui siamo protagonisti dal primo all'ultimo minuto. Regia perfetta, attori bravissimi maggiorenni e minorenni, in una sala nuova ma che ha già il vissuto del teatro. Cinque ragazzi di cui si risentirà parlare.

– Maurizio Porro

Sinossi

Nel reparto giovanile di un ospedale psichiatrico i “ragazzi” partecipano alle lezioni teatrali di Dorit, l’insegnante che il Dott. Bauman, direttore dell’Istituto, ha voluto per agevolarli nell’esprimere le loro emozioni. Grazie al percorso di creazione di uno spettacolo, insieme, troveranno la via per guardarsi dentro, parlare con gli altri, vivere meglio.

Con delicatezza e poesia Chi come me trova la sua intensità dentro la leggerezza, pur trattandosi di una dolorosa storia vera, frutto dell’esperienza intima vissuta dallo scrittore Roy Chen in un centro di salute mentale per giovani. Traduttore e drammaturgo stabile del Teatro Gesher di Tel Aviv, già autore di Anime – il libro più letto in Israele nel 2020 – Chen descrive il testo come un’opera sulla potenza curatrice del teatro.

In scena, a interpretare gli adolescenti, cinque giovanissimi attori accanto a Sara Bertelà, Paolo Briguglia, Elena Lietti e Pietro Micci.

Così la stampa

Cinque attori giovani ma prontissimi, adulti senza una sbavatura e una sala che abbraccia uno spettacolo che è un’idea di mondo. La verità è che questo spettacolo fa qualcosa di diverso – di più – di rappresentare il potere curativo del teatro. Qualcosa di meglio di uno spettacolo riuscito. Fa vincere la vita sulla finzione. Non c’è niente di teatrale nei cinque ragazzi che si risvegliano dentro una sala costruita – letteralmente – intorno a loro. (…) i giovani attori dimostrano di calzare i loro personaggi con una precisione chirurgica e dolcissima, non di rado commovente, portando in scena non tanto e non solo il disagio psichico, per quanto credibile quasi un pretesto per raccontare un tempo della vita, uno sguardo sul mondo, quello dei ragazzi. Non sono – solo – pazienti psichiatrici, sono “noi a un’altra frequenza”. […] Uno sguardo rivolto a un futuro da proteggere ma da cui, molto di più, essere disposti a imparare.

– Chiara Palumbo, Cultweek


Chi come me ha stregato gli spettatori, irretiti e sedotti in quello che è più di uno spettacolo teatrale, per toccare punte di commovente e profonda immersione nella condivisione di un’esperienza umana. Il coinvolgimento di questa pièce va ascritto ad Andrée Shammah che ha saputo infiammare una compagnia di giovanissimi interpreti (dai tredici ai diciassette anni) capaci di una maturità espressiva sbalorditiva, abilissimi nel rendere i diversi disagi psichici di cui son portatori.

– Gianfranco Previtali Rosti, Corriere dello spettacolo


Una lezione di vita, rara da trovare. […] Chi come me è una storia emozionante, appassionante e riflessiva. È il senso autentico del teatro che, non a caso, ha un significato centrale nella stessa storia raccontata. Lunghi applausi finali. Quando c’è lo zampino della Shammah, il risultato è sempre carico di originalità.

– Massimiliano Beneggi, Teatro e Musica news


Non si sarebbe potuta trovare metafora scenica più potente per la necessità del teatro, sottolineandone il valore terapeutico esistenziale, e, financo, spirituale. Che funambolica camminata si percorre con questo spettacolo, in equilibrio sopra la follia, accettandola come parte di sé per cui provare compassione, come un momento di crescita.

– Danilo Caravà, Milano Teatri


La forza di questo testo è sicuramente nel perfetto bilanciamento del dramma con il comico, e financo il grottesco. Si ride parecchio e ci si diverte, nonostante si tratti di una storia tutt’altro che leggera. […]

– Paolo Martini, dramaholic.it

Così il pubblico

Bellissimo da vedere!!!! Attori bravissimi e complimenti alla regia.


Invitate tutte le scuole di Milano!!!!!!!!!!


Complimenti davvero agli attori (molti giovanissimi e bravissimi) e alla regia. Spettacolo stupendo!!! Vorrei venire a vederlo una seconda volta!!!


Complimenti! Spettacolo intenso e commovente. Da vedere!


Da non perdere. Attori giovani e super bravi.


Visto stasera. Una vera poesia! Complimenti a tutti gli attori e alla magnifica regista!


Spettacolo bellissimo ed emozionante.


Lo consiglio vivamente. Mi ha emozionato come tema trattato, a momenti con leggerezza, ma anche tanta profondità. Attori fantastici come la regia e la nuova sala.


È MERAVIGLIOSO!!! Evviva il teatro! Evviva la bellezza di questi ragazzi e di questi artisti!!! 

D’estate, nel 2019, ho ricevuto una telefonata dal Centro di salute mentale “Abravanel”. (“Era l’ora!” ha commentato mio padre). Mi invitavano ad assistere a una lezione di teatro durante la quale ragazzi tra i dodici e i diciotto anni avrebbero scritto e recitato dei testi teatrali. Ho trascorso con loro molte ore, nelle loro stanze, durante le lezioni, per i pasti e nel cortile del Centro. Ho avuto modo di vedere i loro disegni, leggere le loro poesie e ho giocato con loro a “Chi come me”, un gioco degli anni ’70 nato per “rompere il ghiaccio”. Mi sono aperto con loro, non meno di quanto loro si siano aperti con me. A volte sono tornato a casa con il sorriso, pieno di ottimismo, e a volte non vedevo la strada per le troppe lacrime.

Due maestre di teatro e una biblioterapista hanno portato avanti questo percorso per un mese e alla fine hanno messo in scena uno spettacolo, per un’unica volta, davanti a un pubblico di genitori, dottori e personale del reparto. Sapevo di non poter ripetere quello che avevo visto, ma ho seguito una mia strada. Ho scritto un testo teatrale sul bambino che sono stato, sui miei amici, parte dei quali, sfortunatamente, non sono sopravvissuti all’età dell’adolescenza.

Speravo che questo testo potesse far salire, almeno un po’, il livello di compassione che è sempre a rischio di affievolirsi. Il testo è andato in scena per la prima volta nel 2020 al Teatro Ghesher di Giaffa ed è rimasto in programma fino a oggi con grande successo. È stato poi tradotto in inglese, tedesco, russo e ungherese.

Roy Chen

Roy Chen è nato nel 1980 a Tel-Aviv, dove vive con la moglie e il figlio. Da giovane traduttore di letteratura classica dal russo all’ebraico – ha tradotto Puškin, Gogol’, Dostoevskij, Cechov, Bunin, Charms e molti altri – all’età di diciannove anni ha iniziato a lavorare in teatro. Dal 2007 è diventato il drammaturgo stabile del Teatro Gesher, uno dei teatri più importanti di Israele.

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