Forse non capiremo mai a fondo la rabbia folle di Simone. Né la bontà martire di Rocco, buono da far male (in tutti i sensi). Eppure a distanza di tempo, lo sguardo che ha unito Testori con Visconti rimane lucidissimo nel raccontare l’emigrazione, la frattura del distacco, l’alienazione della metropoli. In una Milano pre-boom economico, in bianco e nero a prescindere. «Rocco e i suoi fratelli» ci ricorda chi siamo e da dove arriviamo. Orizzonte periferico, da tempo indagato da Paolo Trotti, che in un anno testoriano all’eccesso sposta l’attenzione sui racconti giovanili. Dal 2 maggio in prima nazionale al Franco Parenti, «La purezza e il compromesso».