Un omaggio alla poesia italiana per riappropriarci della creatività e della vitalità della lingua attraverso le molteplici esperienze che contrassegnano la nostra produzione poetica: da Leopardi a Penna, da Dino Campana a Patrizia Cavalli, dai poeti siciliani del Novecento a Patrizia Valduga, Dacia Maraini e Giorgio Caproni.
Grazie al talento di alcuni degli artisti più interessanti della scena teatrale, la poesia esce dalla pagina per farsi voce, carne, suono, respiro, con l’intento, oggi più che mai necessario, di dare senso alle parole.
Un invito a sviluppare l’arte dell’ascolto che appartiene all’essenza più profonda della poesia.
la domenica alle 21
Sala Grande
Lino Guanciale è protagonista di una serata dedicata a Sandro Penna, il vate che cercava se stesso con la poesia, tra speranze, delusioni, fantasmi, demoni.
Luigi Lo Cascio, attore di cinema e teatro tra i più affermati in Italia, porta sul palco del Franco Parenti la migliore poesia della sua terra d’origine.
Piera Degli Esposti, che della Maraini conosce tutto, propone una silloge del suo mondo poetico attraverso un itinerario introspettivo.
Il maestro Carlo Cecchi dedica una lettura d’attore a Elsa Morante a partire da La canzone degli I. M e dei F. P (infelici molti – felici pochi).
Le voci di Luca Micheletti e Federica Fracassi per una cavalcata appassionata e appassionante sulla lucida lama dei versi di Patrizia Valduga.
Caterina da Siena e Beatrice di Pian degli Ontani: a dividerle secoli di storia, ad unirle un’infinità di fili affascinanti. Con Elisabetta Salvatori.
Emanuele Severino riflette sulla filosofia nella poetica di Leopardi. Gabriele Lavia ne legge le parole, ne esplora gli “Abissi in cui si cade verso l’alto”.
Dino Campana rimane il cantore tragico del secolo scorso, convinto che solo la poesia salverà il mondo. Con Vinicio Marchioni.
Isabella Ferrari sceglie le sue poesie per i loro argomenti, per l’abilità tecnica, l’uso della metrica, il linguaggio tra classicità e contemporaneità.
Fabrizio Gifuni compie una suggestiva incursione nell’universo poetico di Giorgio Caproni, nella selva acuta dei suoi pensieri, nella fatalità della sua rima.