Uno spettacolo intenso, significativo e significante sull’oscuro segreto di una famiglia.

“I Caini” è il soprannome che il vicinato riserva a un nucleo familiare di persone chiuse e schive, tacciate dai più di infamia e avvolte da un alone di mistero. Il padre è morto in circostanze poco chiare, lasciando soli la moglie e i tre figli, a custodia di un segreto. Il codice dei Caini impone loro di essere impietosi e di stare uniti.
Nello spazio cucina, madre e figli rinnovano la loro reciproca appartenenza a un mondo greve, arretrato, coeso, fatto di misoginia paesana, religiosità viscerale e contraddittoria e di un’impietosa visione del mondo. L’atto rituale del mangiare insieme è riconferma collettiva dell’identità, della specularità bestiale, della reciproca appartenenza. Ma la figlia conosce un giovane ossessionato dalla propria ricerca artistica intorno al concetto di verità. I Caini si ritrovano, loro malgrado, a confrontarsi con la sua curiosità e la sua candida trasparenza, che minacciano il loro segreto e l’esistenza stessa del nucleo familiare. Il suo ingresso ha una portata esplosiva, suscita una reazione violenta e condurrà tutti verso un epilogo tragico e beffardo.

Uno spaccato sulle ossessioni e i ricatti della vita familiare e del matriarcato, con un ritmo e un’azione scenica brillanti.

Motivazione della giuria Premio Leo de Bernardinis per artisti e compagnie campane Under 35

Il progetto Caini è il terzo capitolo di una trilogia dedicata alla famiglia. Nel primo capitolo, Pisci ‘e paranza (2015), abbiamo affrontato il tema della famiglia in relazione alle questioni della marginalità e della ricerca degli spazi vitali. Supernova (2018), il secondo capitolo, è un lavoro attraverso il quale abbiamo indagato i processi di disgregazione di un nucleo familiare, alle prese con le dinamiche dell’elaborazione del lutto.
Con Caini vogliamo intraprendere un percorso di ricerca che indaghi i concetti di verità e menzogna, il legame tra arte e convenzioni sociali, il rapporto tra colpa e pena e la relazione necessaria tra sacro e violenza nel sacrificio.

L’arte assolve qui al suo compito: smuove le coscienze, illumina le convenzioni che crediamo verità assolute. Problematizza il nostro posto nel mondo, ci sposta, ci commuove. E allo stesso tempo espone chi si prende la responsabilità di reggere quello specchio alla natura.
Mario De Masi

 

la nuova scena 22-23

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