"Cassandra" di Carlo Cerciello è uno spettacolo confezionato come una provocazione, con l’intento di scuoterci dalla nostra passività e assuefazione.

Il Mattino

In un vigoroso conflitto fra costrizione e pura energia espansiva, legata a lunghe funi elastiche, la principessa troiana si rivela al pubblico che la spia come la gente di Micene.

Il suo essere veggente la tiene intrappolata tra il passato e il futuro. Testimonia il passato perché in futuro non vengano ripetuti gli stessi errori; ma forse il futuro è già tra noi, è il nostro presente e gli stessi errori si stanno già ripetendo.

Si dirige verso l’unica direzione che le è concessa: un destino di morte. Gli spettatori incuriositi la spiano, ignari del fatto che il loro destino è segnato allo stesso modo. La storia che scorre contemporanea, implacabile, scandisce il conto alla rovescia verso la fine.

Note di regia
Cassandra viene dal passato o dal futuro, testimonia il passato perché in futuro non abbiano a ripetersi gli stessi errori, ma forse il futuro è già tra noi, è il nostro presente e gli errori si stanno già ripetendo. È prigioniera: di Agamennone, del passato, della paura, della veggenza, dei ricordi, della verità, del suo ruolo di testimone. I legami con tutto ciò le creano tensione e la legano indissolubilmente al suo destino di morte. Si dirige nell’unica direzione che le è concessa, si dirige verso la sua morte. Gli spettatori incuriositi la spiano come la gente di Micene, ignari del fatto che il loro destino è segnato allo stesso modo. Le verità di una punk preoccupano il potere. Le mura di Micene, come il muro di Berlino est.

La Cassandra di Lupoli è figura costretta dai lacci metafisici della memoria e da quelli ben concreti che ne legano polsi e caviglie costringendo i movimenti nella ginnastica del suo viavai orizzontale. Un’emozione forte che la scrittura della Wolf moltiplica per lucida violenza di rimprovero e accusa. […] Una gran fatica d’attrice affidata a Cecilia Lupoli che nel breve tempo dello spettacolo ne regge, anche fisicamente, con la voce ed il gesto incessante, tutto il peso.

Giulio Baffi – La Repubblica Napoli


Arriva con una curiosa sintonia coi tempi terribili che stiamo vivendo. […] Concepito come prima parte di un dittico intitolato Peep Tragedy – il tragico dal buco della serratura, lo spettacolo di Carlo Cerciello è confezionato come una provocazione, con l’intento di scuoterci dalla nostra passività e assuefazione.

Fabrizio Coscia – Il Mattino


Lo straordinario della prova della giovane attrice sta nell’esaltarsi del suo corpo frenato da tiranti elastici.  

Enrico Fiore – Controscena


Con un po’ di imbarazzo guardiamo l’emotiva performance della giovane bravissima attrice. Cui Cerciello ha sottratto ogni tentazione mimetica. Stretta in un body nero, i capelli rossi raccolti in una treccia sulla nuca, sembra una creatura un po’ aliena o un folletto punk, mentre va avanti e indietro nell’ambiente sonoro creato da Paolo Coletta che alterna momenti romantici al crescendo quasi rockettaro.

Gianni Manzella – Il Manifesto


La sorprendente Cecilia Lupoli – per la prima volta alle prese con un personaggio tragico – sfodera un costume da wonder-woman nero che la sospende tra passato e futuro, ed è legata a lunghe fasce elastiche che tende faticosamente per proiettarsi in avanti, salvo ritrovarsi ogni volta precipitata all’indietro. Un esercizio vano come le parole vaticinanti della principessa di Troia. Parole, le sue, contro ogni guerra, ieri come oggi, purtroppo inascoltate.

Stefano de Stefano – Corriere del Mezzogiorno

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