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AVVISO: dal 10 al 20 Maggio NON sono attivi bar e guardaroba.

Cartellone / TeatroAssociazione Pier LombardoLa Grande Età, insieme

Gardenia – 10 years later

Alain Platel e Frank Van Laecke
al Piccolo Teatro Strehler

Archivio / TeatroAssociazione Pier LombardoLa Grande Età, insieme

Gardenia – 10 years later

Alain Platel e Frank Van Laecke
al Piccolo Teatro Strehler

Per il 50esimo del Parenti, un appuntamento al Piccolo Teatro di Milano con un cult internazionale che affronta con tenerezza e sollecitudine il tema della transizione di genere e della ricerca d’identità, anche in quella “Grande Età” che è in fondo la stagione più matura dell’essere umano.




"Il regista-coreografo Alain Platel, unico erede di Pina Bausch, scaraventa sulla scena la vita reale restituendocela con una dimensione poetica feroce e commovente.”

La storia dello spettacolo – 2010/2021

Gardenia è ispirato al film Yo soy asì di Sonia Herman Dolz, toccante documentario sulla vita di un gruppo di vecchi artisti dopo la chiusura del cabaret di drag queen in cui si esibivano.

I registi Frank Van Laecke e Alain Platel, insieme al compositore Steven Prengels, hanno accettato la sfida di far rivivere quelle atmosfere intime, fragili e al contempo intriganti, portandole sui palcoscenici di tutto il mondo, con oltre 200 repliche da Avignone a Berlino, da Amsterdam a Barcellona, passando dal Canada e dalla Russia.

Gardenia debutta nel giugno 2010 al Teatro NT  di Gand. Nato da un’idea di Vanessa Van Durme, celebre attrice belga che ha avuto un ruolo di primaria importanza nel combattere i pregiudizi verso le persone LGBTQ+, si ispira al film Yo soy asì di Sonia Herman Dolz, toccante documentario sulla vita di un gruppo di vecchi artisti dopo la chiusura del cabaret di drag queen in cui si esibivano.

Nel 2012 Gardenia viene nominato per il British Olivier Award e il documentario sul dietro le quinte, Before the last curtain falls, riceve una pioggia di premi internazionali.

Dieci anni dopo la compagnia si riunisce nuovamente: un componente del cast è scomparso, ma gli altri otto sono in scena, ancora una volta, per raccontare chi sono, «pronti a prendere d’assalto il palco/ Per emozionare e sorprendere/ Per ridere e restare in silenzio/ Per brillare e risplendere, ancora una volta, somewhere over the rainbow».

“Gardenia sradica confini e pregiudizi e ci trascina nel vortice della vita”.

Sette persone in là con gli anni si muovono con disinvoltura sulla linea d’ombra tracciata tra l’essere uomo e l’essere donna. Ciascuno in cerca di qualcosa, ognuno con la propria intrigante storia da raccontare. Non è un’opera di fantasia: è una testimonianza, un racconto intimo che parla di speranze e illusioni, accarezzate e perdute che esplora le turbolente vite di sette persone straordinarie.

Non c’è morbosità, esibizionismo provocatorio, volgarità, in questo affresco umanissimo di un gruppo di vecchie drag queen riunitesi dopo la chiusura del cabaret in cui si esibivano.

Così la stampa

Di lancinante bellezza, per la sincerità con la quale i suoi attempati interpreti si mostrano e si raccontano, "Gardenia" squarcia il velo di quel mondo nascosto del travestitismo e dei transessuali.

Invita il pubblico ad osservare un minuto di silenzio in memoria degli artisti di Gardenia, celebre locale di drag queens di Barcellona che dopo 40 anni ha chiuso i battenti. Fa già parte dello spettacolo questo momento iniziale creato dall’attrice di cabaret Vanessa Van Durme, un uomo che ha cambiato sesso nei primi anni ’70 all’età di vent’anni. Passa quindi a presentarci i suoi anziani colleghi ed amici (veri), elencando nomi e curriculum di eccessi.

È un’umanità sempre diversa quella che indaga Alain Platel, l’unico erede di Pina Bausch per aver anch’egli scaranventato sulla scena la vita reale restituendocela con una dimensione poetica feroce e commovente. Compiamo così un altro viaggio dentro l’uomo, frugando tra i segreti, i dolori, le nevrosi, le fragilità, i disordini che lo animano. Di lancinante bellezza, per la sincerità con la quale i suoi attempati interpreti si mostrano e si raccontano, “Gardenia” squarcia il velo di quel mondo nascosto del travestitismo e dei transessuali. […]

La sala vuota con le sedie ai lati richiama quella d’attesa di “Kontakthof” della Bausch. Anche questa è un “luogo dei contatti” dove si consumano sentimenti, dove si confessano brani intimi strappati alla vita reale, dove si cerca rimedio alla solitudine. I sei attempati signori in giacca e cravatta con accanto una donna e un giovane, immobili ci osservano. Avanzano e indietreggiano in una passerella che muterà via via atmosfera e colore. Buttando all’aria gli abiti maschili in una sequenza al ralenti e fermo immagine che li blocca nel rito della svestizione in pose buffe, sveleranno l’altra identità femminile con colorati vestitini sulla canzone “Forever Young”. Quel sogno di eterna giovinezza ormai trascorsa fa i conti con la decadenza dei loro corpi che mostrano senza vergogna. Al microfono affidano flash di vita personale o rubata ad altri. Si identificano nelle canzoni che mimano in un perfetto playback. Dalla straziante “Paloma” di Caetano Veloso, alla toccante “Comme ils disent” di Charles Aznavour danzata energicamente dal giovane Timur. Anche lui, il corpo che ancora non ha subìto il degrado degli anni, si racconterà chiedendo della sua famiglia, del perché sia stato abbandonato, urlando che sta male. Piangerà e manifesterà la sua infelicità cercando rifugio tra le braccia della donna con la quale inizia un passo a due sgangherato e disperato: una schermaglia d’amore tra lotta e sopraffazione.

ANCORA DALL STAMPA

Cinquecento spettatori in piedi, in lacrime, colmi di gioia, con la testa altrove e, al tempo stesso, così vicina agli artisti. Gardenia, la melodia della felicità, à la manière transessuale.
Le Temps

Il canto del cigno, fragile e commovente, di un cabaret di drag queens.
The Guardian

Gardenia è uno spettacolo commovente. Crudele e buffo, a tratti. Ma soprattutto, tenerissimo. (…) Impossibile non rimanere rapiti da questo dono. Il delicato intreccio della messinscena di Platel e Van Laecke, che avevano già lavorato con Vanessa Van Durme, e la scelta delle musiche (Dalida, ma anche Schubert), ci restituiscono un quadro profondamente umano. Con i suoi amici, Vanessa Van Durme raccoglie e rimette insieme i pezzi della sua vita, per una foto di gruppo indimenticabile.
Le Monde

La loro versione del bolero di Ravel è senza dubbio una delle più belle. Basta un solo gesto, anche minimo, un desiderio, un’intenzione perché la danza ci sia, nonostante l’età.
La Provence

Il cast

NTGent
Il teatro NTGent vuole mettere in discussione, motivare e coinvolgere un pubblico eterogeneo. Lo fa creando e presentando produzioni clamorose e usando il teatro per il dibattito sociale. Da marzo 2018, la direzione artistica di NTGent è affidata al regista, sociologo e creatore del teatro svizzero Milo Rau. Stefan Bläske, il suo drammaturgo di riferimento, è il suo braccio destro e con Steven Heene è responsabile delle attività artistiche quotidiane.

les ballets C de la B (Gand / Belgio) è la compagnia fondata da Alain Platel nel 1984, oggi conosciuta e apprezzata in Belgio e altrove. Nel tempo ha adottato una struttura composita che riunisce diversi coreografi. Da sempre, les ballets C de la B ama coinvolgere artisti attivi in diverse discipline e di diversa estrazione nel proprio dinamico processo creativo. La miscela unica di diverse visioni artistiche rende impossibile definire esattamente i balletti. Ciononostante, emerge un tratto distintivo, una sorta di “style maison”: popolare, anarchico, eclettico e impegnato e il loro motto è “Questa danza è parte del mondo e il mondo è di tutti”.

Regia e musica

Platel e Van Laecke scavano nel profondo e i performers, sostenuti dalle musiche originali di Steven Prengels, rispondono con strenua partecipazione a questa sfida, in cui la danza in senso stretto poco importa, mentre il corpo, il loro corpo, la loro fisicità forzata ad un ritmo incalzante quasi acrobatico, nei momenti migliori diventa poesia e resta a lungo impressa nello sguardo dello spettatore.
la Repubblica
Gardenia è un ritratto, un collage della fluidità di genere, delle gioie e dei dolori dell'invecchiamento e del potere trasformativo dell’arte. Considerare Gardenia semplicemente come un’esibizione dell'arte di esibirsi en travesti, sarebbe limitante. Sostenuto dalla geniale colonna sonora del compositore Steven Prengels, il lavoro è ben più profondo, oscuro e stratificato di così.
The Times