di Riccardo Favaro e Giovanni Ortoleva
regia Giovanni Ortoleva
musiche Pietro Guarracino
luci Massimo Galardini
con Leda Kreider e Edoardo Sorgente
produzione Teatro Metastasio di Prato
con il supporto di Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave / Kilowatt), KanterStrasse, Residenza Artistica Olinda / TeatroLaCucina
Rassegna La nuova scena
a cura di Natalia Di Iorio
per Associazione Pier Lombardo
Classe 1991, Giovanni Ortoleva è stato più volte ospite della Biennale Teatro di Venezia per le sue proposte sempre originali e dal linguaggio innovativo. Il giovane regista si confronta qui con uno tra i miti più noti ed emblematici del ciclo arturiano: Ginevra, la moglie del re, e Lancillotto, il cavaliere più valoroso della tavola rotonda, cadono preda di un amore che li consumerà.
Nella scrittura di Favaro e Ortoleva i due amanti si aggirano come Adamo ed Eva in un giardino di armature, portando la loro colpa come una storia, masticando la loro storia come una colpa.
“Credo che quello che maggiormente ci colpisce dei romanzi cortesi oggi non siano tanto gli animali fantastici o gli incantesimi, quanto il mondo ideale dei cavalieri, la loro condivisione di valori per cui morire. Oggi la tavola rotonda, la cui forma indicava che nessuno poteva esserne il vertice, è più inimmaginabile degli ippogrifi. Se è vero, come dice Denis De Rougemont, che l’Occidente si fonda sull’idea di amore descritto nei romanzi cortesi, viene da chiedersi come ha fatto a perdere tutto il resto che si trova in quelle pagine.
A questo proposito, proprio la storia di Lancillotto e Ginevra è cruciale. Quando la moglie di Re Artù e il suo cavaliere più valoroso avviano la loro relazione clandestina stanno mettendo in moto il processo che porterà alla fine del regno di Artù. Stanno decidendo, o non stanno riuscendo ad evitare, di distruggere la tavola rotonda. Stanno scegliendo l’amore al posto degli ideali. Stanno scegliendo per noi”. Giovanni Ortoleva