Sik-Sik. «Lasciateci marcire in silenzio»: ritratto di un’apocalisse in atto

4 Ottobre 2022

«Lasciateci marcire in silenzio»: ritratto di un’apocalisse in atto
di Angelica Ferri

Tra le corsie di un discount, all’interno di un labirintico centro commerciale, scorrono le vite della periferia romana, vuote di ambizioni e speranze. La quotidianità è immersa inesorabilmente in un profluvio di sconti, slogan e prodotti commerciali che abitano le menti delle persone e ne definiscono le giornate.

A inizio spettacolo i due attori, Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri, scandiscono il ritmo sfrenato e avvilente del consumismo, con un torrenziale susseguirsi di motti pubblicitari, descrivendo una realtà insormontabile e tragicamente allineata al presente. Il palco è animato da pochissimi oggetti e nessuna scenografia: un carrello della spesa, alcuni pupazzi, una maschera da sub e un paio di pinne. Gli attori si muovono nello spazio spoglio evocando situazioni e immaginari comuni a chiunque, rendendo ancora più travolgente e personale il quadro di un’Apocalisse Tascabile pronta per l’intima ordinarietà di ciascuno di noi.

La drammaturgia scritta magistralmente da Fettarappa Sandri determina la forte azione che si sviluppa orizzontalmente in scena: un flusso continuo indaga incessantemente gli ingranaggi della grande macchina capitalista con cui la società è costretta a fare i conti nella contemporaneità.

In questa routine disperata e ineluttabile, Dio si manifesta nei panni di una fidelity card del Simply Market agli occhi del giovane e afflitto Niccolò, al quale annuncia che l’apocalisse è imminente e che proprio lui ne sarà profeta. Da quel momento, l’inesperto apostolo perde la sua identità diventando Piccolo Fetta e viene immediatamente risucchiato in un vortice di eventi tanto apocalittici quanto mestamente ordinari. I piani di Dio però non vanno come previsto perché Piccolo non riesce ad annunciare a nessuno la fine del mondo: la distruzione è già in atto. In questo scenario rovinoso fatto di inadeguatezze, incertezze, solitudini, parole spezzate e sogni infranti, l’unica possibilità che l’Angelo dell’Apocalisse offre al giovane è quella di omologarsi al resto della collettività.

In questo surreale supermercato della fine dei tempi il protagonista è costretto a unirsi alla società come in un unico banco di pesci dove tutti nuotano preoccupandosi solamente di conquistare punti fedeltà e accaparrarsi premi e privilegi che non avevano mai desiderato. Intanto le vere aspirazioni vengono schiacciate da un mondo del lavoro inafferrabile, sempre più esigente e per cui nessun giovane è mai abbastanza qualificato ed esperto; dove si viene divorati come inermi gamberetti di fiume, intenti in una risalita della corrente quasi impossibile.

La forte mimica e la gestualità intensa degli interpreti trascinano il pubblico in una spirale di risate amare ed emozioni controverse che avvolge la platea in un crescendo di desolazione drammaticamente contagiosa. Lo spettacolo si conclude con il tormentato grido d’aiuto lanciato dalla nuova generazione degli esclusi, già stanca di non poter vivere nell’umano silenzio creativo e in un libero stato civile.

Le altre notizie

Le altre notizie