Silvio Orlando in
La vita davanti a sé
traduzione Giovanni Bagliolo edizione Biblioteca Neri Pozza
tratto dal romanzo La vie devant soi
di Romain Gary Émile Ajar © Mercure de France, diritti teatrali gestiti dalle edizioni Gallimard con il nome di “Roman Gary” come autore dell’opera originale
direzione musicale Simone Campa
con l’Ensemble dell’Orchestra Terra Madre
con Simone Campa chitarra battente, percussioni, Maurizio Pala fisarmonica, Kaw Sissoko kora, Djembe, Marco Tardito clarinetto, sax
scene Roberto Crea
disegno luci Valerio Peroni
costumi Piera Mura
organizzazione Maria Laura Rondanini
direttore di scena Luigi Flammia
fonico Gianrocco Bruno
amministrazione Teresa Rizzo
riduzione e regia di Silvio Orlando
produzione Cardellino srl
Spettacolo vincitore Le Maschere del Teatro Italiano 2022 per Miglior monologo.
Dopo il tutto esaurito della scorsa stagione, torna al Parenti La vita davanti a sé, un racconto di vite sgangherate, ma anche in un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia.
Pubblicato nel 1975, La vita davanti a sé è la storia di Momò, bimbo arabo che vive a Belleville nella pensione di Madame Rosa, anziana ex prostituta ebrea che si prende cura degli “incidenti sul lavoro” delle colleghe più giovani. Un romanzo intenso e ancora attuale, che racconta di vite sgangherate ma anche di un’improbabile storia d’amore toccata dalla grazia.
Silvio Orlando ci conduce nelle pagine del libro con la leggerezza e l’ironia di Momò, diventando con naturalezza quel bambino nel suo dramma. Un capolavoro “per tutti”, dove commozione e divertimento si inseguono senza respiro. Il genio di Romain Gary ha anticipato, senza facili ideologie e sbrigative soluzioni, il tema della convivenza tra culture e religioni diverse. Il mondo ci appare improvvisamente piccolo, claustrofobico e trova un senso solo nel disperato abbraccio contro tutto e tutti di Momò e Madame Rosa e in quelle ultime parole: “bisogna voler bene”.
Il romanzo mi ha travolto e ho sentito la necessità di portarlo in scena. (…) Perché racconta tutte le sfide a cui noi italiani siamo stati sottoposti negli ultimi decenni: la convivenza con etnie diverse, che dev’essere un’opportunità, non una paura isterica dell’altro; l’indagine sul rapporto con la propria madre, (…) e l’ansia di costruire un futuro, di dare un senso alla propria vita non avendo nessuno strumento tra le mani.
Silvio Orlando – Il Mattino di Napoli, intervista di Alessandra Farro
La grande Anna Galiena torna sul palco del Parenti con un omaggio a Shakespeare. Un gioco di rimandi e seduzione in cui si fronteggiano gli opposti, maschio e femmina, che sono in ognuno di noi.
Tratta dal romanzo di Christa Wolf e interpretata da Cecilia Lupoli, la Cassandra di Carlo Cerciello interroga il voyeurismo dello spettatore di fronte al dolore, in una potente messinscena versione peep-show.
In scena l’ultimo attesissismo lavoro del duo artistico Scimone-Sframeli – già premio Ubu -, dove stati d’ansia, sofferenza e delusione si sciolgono in sorriso e ironia. Un piccolo gioiello teatrale di rara sapienza evocativa.
Elena Bucci e Marco Sgrosso raccontano le storie di quella moltitudine poetica e operosa che ha trascorso la vita dietro le quinte e sul palcoscenico: suggeritori, trovarobe, attori, guitti, capocomici, primedonne, cantattrici, attor giovani, portaceste e balie.