di Roy Chen
adattamento, regia e costumi Andrée Ruth Shammah
traduzione dall’ebraico Shulim Vogelmann
con in o.a. Sara Bertelà, Paolo Briguglia/Fausto Cabra, Silvia Giulia Mendola, Pietro Micci
e con Amy Boda, Federico De Giacomo, Chiara Ferrara, Samuele Poma, Alia Stegani
allestimento scenico Polina Adamov
luci Oscar Frosio
musiche di Brahms, Debussy, Vivaldi, Saint-Saëns, Schubert … e Michele Tadini
produzione Teatro Franco Parenti
Una vera poesia.
Una vera poesia.
Una vera poesia.
– Maurizio Porro
In scena cinque giovanissimi e sorprendenti attori per una storia ispirata alla reale esperienza di vita dell’autore Roy Chen. Una vicenda dolorosa, tenera e gioiosa su ansie, fragilità e paure che bloccano nella loro solitudine un gruppo di adolescenti ricoverati in un centro di salute mentale. I “ragazzi” partecipano alle lezioni teatrali di Dorit, l’insegnante che il Dott. Bauman, direttore dell’Istituto, ha voluto per agevolarli nell’esprimere le loro emozioni. Grazie al percorso di creazione di uno spettacolo, insieme trovano la forza di riscattarsi attraverso il potere curativo del teatro.
Cinque attori giovani ma prontissimi, adulti senza una sbavatura e una sala che abbraccia uno spettacolo che è un’idea di mondo. La verità è che questo spettacolo fa qualcosa di diverso – di più – di rappresentare il potere curativo del teatro. Qualcosa di meglio di uno spettacolo riuscito. Fa vincere la vita sulla finzione.
– Chiara Palumbo, Cultweek
È un successo bello e non pretestuoso questo spettacolo semplice, delicato che scioglie, con grazia e innocenza, il dramma del disagio giovanile in una storia di solidarietà e condivisione umana.
– Anna Bandettini, la Repubblica
Si ride e si piange, alternativamente, in questo spettacolo adattato e diretto con rara grazia da Shammah, complici le poetiche musiche, scene e luci e soprattutto l’intima location: la nuova sala a2a del Parenti, una breccia scavata nei muri tra il palcoscenico grande e la piscina, cioè l’arte e la natura, la finzione e la realtà.
– Camilla Tagliabue, Il Fatto Quotidiano
Chi come me ha stregato gli spettatori, irretiti e sedotti in quello che è più di uno spettacolo teatrale, per toccare punte di commovente e profonda immersione nella condivisione di un’esperienza umana. Il coinvolgimento di questa pièce va ascritto ad Andrée Shammah che ha saputo infiammare una compagnia di giovanissimi interpreti (dai tredici ai diciassette anni) capaci di una maturità espressiva sbalorditiva, abilissimi nel rendere i diversi disagi psichici di cui son portatori.
– Gianfranco Previtali Rosti, Corriere dello spettacolo
Una lezione di vita, rara da trovare. […] Chi come me è una storia emozionante, appassionante e riflessiva. È il senso autentico del teatro che, non a caso, ha un significato centrale nella stessa storia raccontata. Lunghi applausi finali. Quando c’è lo zampino della Shammah, il risultato è sempre carico di originalità.
– Massimiliano Beneggi, Teatro e Musica news
Non si sarebbe potuta trovare metafora scenica più potente per la necessità del teatro, sottolineandone il valore terapeutico esistenziale, e, financo, spirituale. Che funambolica camminata si percorre con questo spettacolo, in equilibrio sopra la follia, accettandola come parte di sé per cui provare compassione, come un momento di crescita.
– Danilo Caravà, Milano Teatri
La forza di questo testo è sicuramente nel perfetto bilanciamento del dramma con il comico, e financo il grottesco. Si ride parecchio e ci si diverte, nonostante si tratti di una storia tutt’altro che leggera. […]
– Paolo Martini, dramaholic.it
Gentile Direttrice Andrée Ruth Shammah,
l’altra sera ho assistito alla rappresentazione di Chi come me e sento urgente bisogno di comunicarle il coinvolgimento, la commozione e lo stupore che la splendida messa in scena e recitazione mi hanno provocato.
Non pensavo sarebbe stato possibile rappresentare su un palcoscenico la trama affettiva e il particolare clima relazionale che si stabilisce in una comunità terapeutica per adolescenti e invece la messa in scena che lei ha diretto è riuscita a trasmettere la frenesia, la rabbia, il bisogno di esprimersi e di essere ascoltati, l’intensità complessa e furibonda della relazione con i coetanei e con il personale curante della comunità.
Devo confessarle che la strabiliante recitazione dei ragazzi mi ha molto coinvolto e mi ha fatto capire di che livello di competenza dispone lei e il suo impareggiabile gruppo di lavoro. Anche il contenuto sociale dello spettacolo mi ha trovato radicalmente d’accordo e penso che la vostra rappresentazione del dolore e della rabbia giovanile, oltre alle strepitose capacità espressive sia nel canto che nella danza e nella comunicazione di gruppo, siano molto efficaci. Anche la caricaturale e ironica nonché drammatica presentazione del ruolo dei genitori e degli adulti in generale, mi ha colpito e, pur condividendola solo in parte, l’ho trovata assolutamente compatibile e convincente a livello di comunicazione teatrale.
La ringrazio anche a nome di parenti e colleghi con i quali ho condiviso la visione dello spettacolo e posso dirle che mia moglie, che fa il mio stesso lavoro, e io la mattina dopo abbiamo dovuto ammettere di essere ancora dominati dalle emozioni suscitate da Chi come me.
– Gustavo Pietropolli Charmet, psichiatra e psicoterapeuta che ha dedicato la vita al lavoro con gli adolescenti e le loro famiglie
In occasione dello spettacolo Chi come me, Matteo Lancini tiene un monologo tratto dal suo ultimo volume Sii te stesso a modo mio. Essere adolescenti nell’epoca della fragilità adulta (ed. Raffaello Cortina). Una riflessione sulla fragilità degli adulti nel comprendere i giovani.
Bellissimo da vedere!!!! Attori bravissimi e complimenti alla regia.
Invitate tutte le scuole di Milano!!!!!!!!!!
Complimenti davvero agli attori (molti giovanissimi e bravissimi) e alla regia. Spettacolo stupendo!!! Vorrei venire a vederlo una seconda volta!!!
Complimenti! Spettacolo intenso e commovente. Da vedere!
Da non perdere. Attori giovani e super bravi.
Visto stasera. Una vera poesia! Complimenti a tutti gli attori e alla magnifica regista!
Spettacolo bellissimo ed emozionante.
Lo consiglio vivamente. Mi ha emozionato come tema trattato, a momenti con leggerezza, ma anche tanta profondità. Attori fantastici come la regia e la nuova sala.
È MERAVIGLIOSO!!! Evviva il teatro! Evviva la bellezza di questi ragazzi e di questi artisti!!!
D’estate, nel 2019, ho ricevuto una telefonata dal Centro di salute mentale “Abravanel”. (“Era l’ora!” ha commentato mio padre). Mi invitavano ad assistere a una lezione di teatro durante la quale ragazzi tra i dodici e i diciotto anni avrebbero scritto e recitato dei testi teatrali. Ho trascorso con loro molte ore, nelle loro stanze, durante le lezioni, per i pasti e nel cortile del Centro. Ho avuto modo di vedere i loro disegni, leggere le loro poesie e ho giocato con loro a “Chi come me”, un gioco degli anni ’70 nato per “rompere il ghiaccio”. Mi sono aperto con loro, non meno di quanto loro si siano aperti con me. A volte sono tornato a casa con il sorriso, pieno di ottimismo, e a volte non vedevo la strada per le troppe lacrime.
Due maestre di teatro e una biblioterapista hanno portato avanti questo percorso per un mese e alla fine hanno messo in scena uno spettacolo, per un’unica volta, davanti a un pubblico di genitori, dottori e personale del reparto. Sapevo di non poter ripetere quello che avevo visto, ma ho seguito una mia strada. Ho scritto un testo teatrale sul bambino che sono stato, sui miei amici, parte dei quali, sfortunatamente, non sono sopravvissuti all’età dell’adolescenza.
Speravo che questo testo potesse far salire, almeno un po’, il livello di compassione che è sempre a rischio di affievolirsi. Il testo è andato in scena per la prima volta nel 2020 al Teatro Ghesher di Giaffa ed è rimasto in programma fino a oggi con grande successo. È stato poi tradotto in inglese, tedesco, russo e ungherese.
– Roy Chen