A Black Dick Con Alessandro Berti IL TEATRO Alessandro Berti radiografia dell’uomo nero visto dai bianchi di Sarà Chiappori Iperdotato, predatorio, selvaggio. Oscuro e inconfessabile oggetto del desiderio, fantasma sessuale che abita l’immaginario generando paura, diabolica libido, ansia da competizione, volontà di repressione. E il maschio nero visto dal maschio bianco. Di questo parla Black Dick, titolo molto esplicito dello spettacolo scritto e interpretato da Alessandro Berti, uomo di teatro appartato ma che quando decide di colpire lo fa con inesorabile precisione. Primo capitolo della trilogia “Bugie bianche” (da stasera al Parenti, in apertura della rassegna “Campo Aperto”) non è solo un monologo, è un esperimento drammaturgico ad alto voltaggio che, mescolando la tecnica della conferenza, la stand up comedy, l’accumulo di fonti e materiali, l’happening, la musica (molte canzoni, la voce di Billie Holiday in Strange Fruits, Papa Was A Rolling Stone dei Temptations), lo slittamento semantico e il paradosso, la storia el’attualità, l’evoluzione della moda, il pop, la sociologia e la filosofia, affonda la lama nel substrato più profondo del pregiudizio culturale, dunque razzista. «La scintilla è scoccata nel 2017, a seguito di un fatto di cronaca. Lo stupro a Rimini di una ragazza polacca da parte di quattro minorenni neri italiani – racconta – mi colpì come, nella narrazione del fatto, anche su giornali apparentemente insospettabili, serpeggiasse in modo nemmeno troppo latente l’equazione ma- schio nero uguale violentatore». Molto più che un luogo comune.