Sguardi tra realtà e finzione
a cura di Tecla Trupia
Il 10 marzo presso i Bagni Misteriosi è stata inaugurata la mostra Sguardi di Bruno Pellegrino. Nato nel 1946 ad Amorosi, giornalista e scrittore, Pellegrino inizia la sua carriera negli anni Settanta. Arriva a ricoprire varie cariche nel mondo politico e culturale italiano tra qui quella di Senatore della Repubblica e di Responsabile della Cultura del Partito Socialista. Già assiduo frequentatore dei circoli degli artisti dell’Accademia di Brera, in una seconda fase della sua vita scopre la pittura e inizia a coltivare una profonda passione per essa.
Curata da Jean Blancheart e allestita da Fabio Cherstich con la collaborazione di Diletta Ferruzzi, l’esposizione Sguardi comprende un centinaio di opere dell’artista disposte in due spazi squisitamente scenografici. In uno, stretto e prevalentemente bianco, il cui percorso espositivo è delimitato da un tappeto nero che percorre tutta la sala, sono appesi vari ritratti su supporti cartacei. Sulla parete sinistra si possono ammirare delle opere a tema floreale: parte del ricavato delle vendite di quest’ultime verrà devoluto all’organizzazione Refugees Welcome Italia – Fondo Milano per l’Ucraina. La vivacità e i contrasti tra i colori utilizzati e l’impostazione ritrattistica dei dipinti appesi ricordano le opere espressioniste e modiglianesche. Gli intensi sguardi sono i protagonisti degli ipnotici volti. Visi che si impongono con estrema determinazione nella sfera del reale e contemporaneamente in quella del metafisico. Potrebbero quasi rappresentare le persone presenti al vernissage, come se fossero state tramutate in personaggi di una pièce e presentati in tutta la loro struggente umanità.
Accedendo all’altra sala, si viene invece inghiottiti da un’installazione sonora, una dichiarazione di esistenza e di identità da parte dei volti che popolano questo infinito spazio nero e che sembrano così ritrovare la propria voce. Due tavoli ospitano delle opere disposte in modo quasi spontaneo, quasi l’una sopra l’altra. I volti dipinti creano interessanti giochi di trasparenza con i pattern presenti sui supporti utilizzati, che sembrano essere campioni di materiali tessili. In fondo allo spazio espositivo si stagliano altri ritratti di piccolo formato posti su delle aste. Attraverso questa installazione i volti diventano ancora più presenti e umani e si crea così l’illusione di trovarsi davanti a una compagnia teatrale. O forse è proprio l’immagine di una platea quella che si vuole creare. In questo caso da spettatori veniamo trasformati in inconsapevoli abitanti di un palcoscenico tutto astratto.
Nell’opera di Pellegrino è tangibile un’estrema urgenza di creare. Il gesto espressivo, la ricerca di materiali e i giochi di pattern e trasparenze denotano una pratica tutt’altro che superficiale nei confronti della pittura. La materialità delle opere concorre a portare in vita personaggi pronti a rompere la quarta parete e ad accompagnare lo spettatore in un’acrobazia sulla linea sottile tra realtà e finzione. Come perfettamente espresso dal curatore nel comunicato stampa della mostra, l’artista dà vita a «creature che esistono sebbene mai nate». Se siano maschere teatrali o le persone dietro esse, è un quesito a cui è possibile rispondere solo trovandosi davanti alle opere stesse.