Omaggio a Milva: storia di un’interprete
a cura di Mattia Rizzi
Sdraiata sul palcoscenico del Piccolo, coi lunghi capelli rossi legati in una coda, Milva allunga le braccia verso una «luna di settembre»e canta Brecht, lasciando stregato il pubblico con una delle sue esibizioni più struggenti. È questo il video d’archivio con cui si apre la serata del Teatro Franco Parenti dedicata all’interprete recentemente scomparsa. Dialogano sul palco la figlia Martina Corgnati e Pino Strabioli.
Simbolo della generazione degli anni Sessanta, Milva irrompe nella scena musicale italiana e la percorre per oltre mezzo secolo, spaziando negli infiniti territori della cultura, dalla Germania al Giappone. Interprete unica e versatile, insaziabile nelle sperimentazioni e mossa da un’inestinguibile curiosità, Milva ebbe una lunga relazione con il mondo teatrale, di cui sarebbe restata per sempre una traccia nelle sue interpretazioni così commosse e mai aride. «Milvina cara» – le scrive Strehler – «hai realizzato una straordinaria storia di teatro e di vita»: la Pantera di Goro rivive nelle lettere dei grandi intellettuali che vengono adesso recitate dalla figlia Martina per gli spettatori. Corgnati e Strabioli, grazie alla proiezione di esibizioni e di interviste, ripercorrono la sua carriera, consegnando al pubblico un ricordo intimo che si alimenta di immagini indelebili: dietro a una persiana, mollemente sdraiata su una chaise-longue tigrata, Milva canta L’aeroplano di Battiato. La collaborazione con il cantautore siciliano fu solo una delle numerose e prolifiche che segnarono il percorso artistico della Rossa, la quale vide anche un sodalizio intellettuale e musicale con Alda Merini, che dedicò all’amica le parole più tenere: «Non occorre che io mi sieda sul letto a rivedere i sogni perduti, / basta guardare gli occhi di Milva e vedo la mia felicità».
Ma la tutela della memoria di un’artista non può limitarsi alla sterile conservazionedelsuo ricordo: la figlia Martina si è infatti da subito impegnata organizzando svariate iniziative, tra cui quella con cui si è conclusa la serata in omaggio alla madre. I vestiti della cantante, irresistibile icona di stile, sono stati battuti all’asta e il ricavato verrà devoluto alle associazioni no profit Qualia e MediCinema Italia, operanti da tempo in ambito di neuroscienze e cine-terapia per la creazione di una rete di luoghi di cura attraverso l’impiego dell’arte, rivolta alle persone fragili e ai loro familiari. Milva se ne è andata quasi un anno fa ma continua a vivere nelle sue canzoni senza tempo e ogni appassionato porta nel cuore il ricordo più caro dell’interprete impegnata. Chissà se la Rossa «rinascerà un’altra volta / in una sera di giugno». Forse non ci resta che aspettare l’«anno 3001».