Tutto quello che avreste voluto sapere sull’ebraismo: incontro con Mercadini e Canarutto Nemni
a cura di Mattia Rizzi
Durante la lettura del libro di Ester, ogni volta che viene pronunciato il nome di Aman, i presenti in sinagoga devono battere i piedi e agitare le raganelle. La baraonda che ne consegue è il simbolo della lotta continua all’antisemitismo: proprio come gli ebrei di Persia, salvatisi dallo sterminio voluto dal ministro Aman, gli ebrei odierni fanno rumore quando qualcuno cerca di eliminarli fisicamente o di silenziarne i valori, e portano con ancora più forza la voce di Dio nel mondo.
A raccontarlo, Roberto Mercadini e Gheula Canarutto Nemni durante l’ultimo incontro sulla cultura ebraica al Teatro Franco Parenti: Tutto quello che avreste voluto sapere sull’ebraismo (ma che non avete mai osato chiedere). Il titolo, che richiama un celebre film degli anni Settanta di Woody Allen, è accattivante e le premesse sembrano buone: «Se è vero che dove ci sono due ebrei, ci sono almeno tre opinioni diverse, la discussione sarà movimentata». Una battuta con cui Mercadini rompe il ghiaccio e dà il via a una dotta conversazione con Canarutto Nemni. Lei, ebrea osservante, è stata docente alla Bocconi ed è ora autrice di libri. Lui, gentile dalla personalità poliedrica, è attore, autore e divulgatore. Due personaggi diversi: dalla postura, all’impostazione della voce. Eppure, uniti sotto il segno della cultura ebraica, i due riescono a creare una coppia magnetica e coinvolgente.
Se per esempio pensate che l’investitura degli ebrei a popolo eletto sia eccessivamente presuntuosa, basterà un cappello introduttivo di Mercadini per far crollare le vostre certezze. Sì, perché quando Dio elegge una persona nella Bibbia, tendenzialmente è sempre la scelta peggiore che possa fare. Il Signore ha bisogno di qualcuno che fondi il suo popolo? Affida il compito ad Abramo, 75enne sposato con Sara, che è sterile. Dio ha bisogno di qualcuno che guidi gli ebrei fuori dalla schiavitù? «Servirebbe qualcuno la cui capacità dialettica è al limite dell’ipnotismo» – commenta Mercadini –, eppure il Signore sceglie Mosè, che si dichiara impacciato di bocca e di lingua, e quindi balbuziente. Canarutto Nemni commenta che, in effetti, gli ebrei non hanno mai scelto di essere il popolo eletto. Ciò nondimeno il loro compito è diventato quello di far circolare i valori di Dio sulla Terra, aiutando ciascuno di noi a scoprire la vocazione per cui è stato creato.
Sfatare luoghi comuni è un’operazione complessa, perché richiede mettere in discussione pregiudizi che si sono cristallizzati nel corso dei secoli. Una strada possibile potrebbe essere quella intrapresa da Gheula e Roberto: un divertissement, la rielaborazione giocosa di un tema impegnativo come la lotta agli stereotipi. L’auspicio di Canarutto Nemni è quello di farci cambiare idea, perché «questi ebrei, forse, sono un po’ meno peggio di quello che si pensa».