«Tenere assieme cielo e terra»: Alessandro Baricco presenta La Via della Narrazione
di Bianca Cattaneo
La Via della Narrazione è l’ultimo saggio di Alessandro Baricco, protagonista della serata organizzata il 30 Settembre nella Sala Grande del Teatro Franco Parenti. In una presentazione che ha stimolato la curiosità di tutti gli spettatori, l’autore ha illustrato l’arte della narrazione anche grazie alle sue doti di intrattenitore.
Il libriccino è stato scritto per gli insegnanti della Scuola Holden di Torino, con l’obiettivo di dare un senso e una forma a un concetto talmente astratto ed effimero da far sembrare chi se ne occupa – e soprattutto chi lo insegna – un astuto truffatore. Baricco ricorda quindi l’importanza della narrazione e cerca di analizzarla per spiegare, anche a un pubblico assolutamente lontano dalla professione del narratore, un tema apparentemente banale, ma molto complesso da studiare e da insegnare. Grazie a divertenti divagazioni autoironiche, ci ricorda inoltre che la materia di cui tratta è talmente cerebrale e artefatta che a volte risulta difficile a lui stesso decifrarne ogni sezione.
Il saggio è suddiviso in frammenti: quando i temi sono così evanescenti, infatti, la volontà dello scrittore non è quella di raccontare tutto (come Baricco aveva fatto per esempio in The Game), ma quella di lasciare degli squarci nel testo, per poter permettere a chi legge di comporre una figura d’insieme e di partecipare attivamente, lasciando che il suo intuito si insinui all’interno del testo.
Ma qual è dunque la ricetta perfetta per una buona narrazione? Gli ingredienti principali sono tre: storia, trama e stile. In principio ci sono le storie. Queste vengono descritte come pezzi di mondo che vibrano, creano un campo magnetico e, assumendo una determinata forma geometrica, si dispongono nella mente. Si tratta di episodi, sguardi, incontri che provocano un disturbo tale da rimanere fissati nella memoria anche per tutta la vita, affiorando qua e là in maniera inaspettata. Vi è poi la trama, il cui obiettivo è quello di dotare la storia di una sequenza temporale, cosicché si possano distinguere un inizio, uno svolgimento e una fine. Ne La Via della Narrazione Baricco – ammonendoci nel non confondere il primo con il secondo – definisce così il rapporto tra questi due ingredienti: «La trama è un viaggio lineare dentro una storia, come una linea ferroviaria che attraversa un continente».
La terza e ultima componente della narrazione è lo stile. Questo si presenta come un evento; non si può insegnare, è una dote innata che deriva da una «zona magica» della persona. Si tratta di una qualità inconscia dell’individuo totalmente personale: «Ogni stile è un suono unico che viene dall’individualità nascosta. Con lo stile la storia e la trama diventano terra, prima strumento musicale che nessuno stava suonando».
Narrare è l’arte di condensare questi tre elementi all’interno di un unico gesto, «il suo scopo è tenere assieme cielo e terra»: il cielo della storia e della trama, originate da processi mentali e immaginari, con la terra dello stile, che è umano, corporale e fisico. Imparare a narrare e insegnare a narrare è necessario anche solamente per questo motivo: tramandare un’arte che tenta di riunire in un’unica materia ciò che di sfuggente e di concreto esiste nella vita umana. È una ricerca che si collega con il divino nella bipartizione terrena e celeste, con l’essenza stessa dell’uomo che è coscienza e corpo. Ha a che fare con l’umanità che ricerca nella narrazione la sua identità, che tramanda da secoli le storie non solo per rammentare il passato, ma soprattutto per riconoscersi e ricrearsi nell’atto stesso del raccontare.