di Annibale Ruccello
regia Claudio Tolcachir
con Valentina Picello
scena Cosimo Ferrigolo
luci Fabio Bozzetta
produzione Carnezzeria / Teatri di Bari / Teatro di Roma in collaborazione con AMAT & Teatri di Pesaro per RAM
Un viaggio nell’abisso dell’anima, quella di una donna che vive paure e fragilità mentre lotta per ritagliarsi uno spazio in un mondo che la giudica e la limita. Una pièce che è riflesso della condizione umana, in bilico tra il desiderio di autodeterminazione e l’assenza risorse per realizzarlo.
A mettere in scena questa raffinata commistione di sottile ironia e tragicità, Claudio Tolcachir, regista argentino sensibile e innovativo. Una gemma teatrale sul corpo di un’attrice unica, la pluripremiata Valentina Picello, che inventa e diventa, con rigorosa intensità e consapevole espressività, un personaggio inconsueto, pieno di contraddizioni, commovente e imbarazzante allo stesso tempo. Una donna che potremmo conoscere, incrociare, essere lei, così tempestosamente umana e impotente da prendere decisioni estreme.
L’inferno sono gli altri? No, qui l’inferno è senza gli altri: in una solitudine che è un pantano dell’anima Valentina Picello è straordinaria nella creazione di questo personaggio con cui è impossibile non entrare in empatia.
– Andrea Pocosgnich, teatroecritica.net
Lo splendido monologo, che Annibale Ruccello scrisse nel 1986 poco prima della sua prematura e tragica scomparsa, è un corpo robusto e vigoroso di parole – parole dette, sussurrate, spezzate, negate, ripetute – costruito proprio con l’intento di evocare un universo drammatico chiamato a farsi àncora di salvezza per la protagonista. Anna parla e, parlando, esiste. O forse immagina.
– Laura Novelli, paneacquaculture.net