Con Ivana Monti, grande interprete del teatro italiano, diretta da Raphael Tobia Vogel, regista dei successi Buon anno, ragazzi e Per strada.

Anno 2060: l’Intelligenza Artificiale a uso domestico ha sfornato i Prime, proiezioni olografiche dalle sembianze umane.

Ma cosa ci rende umani se le macchine arrivano ad assomigliarci e a ricordare?

È questa la sfida che il progresso ci impone per diventare ancora più umani? Questi, i quesiti di Marjorie Prime, tratto dal testo con cui l’americano Jordan Harrison è arrivato finalista al Pulitzer 2015.

Il testo di Jordan Harrison messo in scena da Raphael Tobia Vogel con una bravissima Ivana Monti e una prova notevole di Elena Lietti, sorprende non solo per i temi toccati, l’Alzheimer e il rapporto futuribile fra umano e intelligenza artificiale, ma anche per la qualità della resa teatrale.
Maria Grazia Gregori - dalteatro.it
Tutti gli attori danno prova di un affiatamento artistico che rende tangibile la verosimiglianza dei dialoghi e altresì dei rapporti sottesi. Ciò che emerge maggiormente è, invero, la complessità delle relazioni affettive particolarmente intime, come possono essere quella dei genitori e figli e quella di una coppia di coniugi. Il rapporto con le macchine, difatti, pare servire a tratti più da pretesto per mettere in luce le dinamiche relazionali problematiche nelle quali ciascuno è immerso, a volte senza facoltà d'uscirne indenne.
Virginia Benenati – teatro.it
Un testo intrigante che s’interroga senza moralismi su relazioni artificiali e identità, ma anche sul tempo e su ciò che resterà di noi, sulle difficoltà dell’età che avanza, i bisogni più intimi, la memoria individuale e pubblica e sulle nuove forme di vita digitale.
Livia Grossi – Corriere delle Sera

Gli altri appuntamenti del progetto Dalla maschera al robot

Live elettronico (Luca Maria Baldini) / violino sul capolavoro di Fritz Lang