Al Parenti Elio Germano in un provocalorio monologo dal «Mein Kamp Se i luoghi comuni annebbiano la vista A teatro, ma con il casco. Si prende posto debitamente distanziati, si cala il visore, ci si infila le cuffie. E si parte. Proiettati di colpo in un’altra dimensione, a tu per tu con l’attore monologante, Elio Germano, protagonista dell’innoydtivo e provocatorio «Segnale d’allarme», da domani al Parenti. Un’esperienza collettiva di realtà virtuale nel luogo deputato della realtà teatrale. Una contraddizione? «Si, ma salutare. Il teatro, quando è vivo, va al passo con i tempi, ne usa i linguaggi. Questo spettacolo nasce dalla voglia di sperimentare nuove frontiere. La pièce che ho portato in scena la scorsa stagione, “La mia battaglia”, l’ho trasformata in un VR movie scritto a quattro mani con Chiara Lagani, regia mia e di Ornar Rashid. Cinema, teatro, multimedialità, tutti insieme grazie a quel casco magico che mette lo spettatore al centro di quel che accade, coinvolgendolo in una visione circolare» A parte î prodigi sensitivi, cosa offre in più la nuova tecnologia?