Un testo impeccabile, dal ritmo perfetto, dai passaggi psicologici ed emotivi semplici eppure geniali, un finale naturale come accadrebbe nella più classica delle giornate di un uomo qualunque. Anche se così non è, affatto. Il piccolo gioiello di precisione che è Locke, firmato Steven Knight, che scrisse e diresse l’omonimo, pluripremiato film nel 2013, va in scena su un palcoscenico in forma di monologo con voci fuori scena. La parte che fu di Tom Hardy qui è nelle mani di Filippo Dini, che si è anche occupato di regia, traduzione e adattamento. Succede che un capocantiere, Ivan Locke, appena comincia la notte, sale sulla sua auto per guidare poco meno di un’ora e mezza.