uno spettacolo di e con Filippo Timi
e con (in o.a.) Elena Lietti, Lucia Mascino, Marina Rocco e Gabriele Brunelli
adattamento luci Oscar Frosio
produzione Teatro Franco Parenti / Fondazione Teatro della Toscana
L’artista stravolge il testo shakesperiano, rovescia passioni e personaggi nella stessa gabbia da circo all’interno della quale si consuma un elogio della follia.
Un Amleto spiazzante, comico, furibondo, colorato, dove la tragedia si trasforma in commedia, tra potere e oblio, tra frivolezza e pazzia. Quello di Timi è un Amleto annoiato, che non ha più voglia di interpretare la monotona storia familiare, non ha più voglia di amare Ofelia, non ha più voglia di niente. Voci fuori campo lo richiamano, invano, al suo destino. Intorno a lui si muovono i personaggi scaturiti dalla sua instabile mente interpretati da Mascino, Rocco e Lietti, sue storiche sodali artistiche.
Amleto vive nel suo mondo incantato, non di follia, ma piuttosto di metateatro […] è consapevole di recitare una parte, di essere un personaggio nelle mani del suo autore, ma anche del suo pubblico. E anche Timi interpretandolo ne è consapevole. La sua malleabilità fisica e vocale “alla Carmelo Bene” non può che affascinare.
– Sipario.it
Timi giganteggia sul palcoscenico portando in scena, più che Amleto, sé stesso: improvvisa, scherza con gli altri attori (che un po’ gli danno retta, un po’ fanno di testa propria), gioca con la propria dichiarata bisessualità e con la nota balbuzie (che gli impedirà perfino di scandire il celeberrimo essere-non-essere), ammicca in continuazione al pubblico in sala (che lo ripaga con applausi sinceri). C’è Shakespeare, qui sì, nella riflessione sullo sdoppiamento tra l’attore e il personaggio, che è anche quella tra l’essere e il non essere, tra l’essere e l’apparire.
– Drammaturgia.it
Un grandioso delirio decadente, riempito da figure grottesche che, pur condotte dai fili di un’ironia dissacrante, non appaiono mai come marionette vuote, ma al contrario grandi contenitori traboccanti disperazione. Questo perché, paradossalmente, proprio quella stessa ironia martellante e corrosiva che distrugge la trama e priva i personaggi del loro naturale contesto, ne rileva i sentimenti e ne scolpisce il dolore. E quella che si scatena è una follia selvaggia, ma sorprendentemente sana, vitale, perché l’unica possibile espressione autentica davanti a una consapevolezza così dolorosa e certa della vanità del mondo. […] Un teatro coraggioso e onesto, animato da una autentica voglia di sondare l’universo shakespeariano, di svelarne i misteri; e ancora di esaltare tutte le possibilità del linguaggio teatrale e scoprire quelle ancora inespresse: un teatro davvero sperimentale, che difende la qualità, affidandosi a un cast di indubbia professionalità, capace di offrire prove intense: ottima Marina Rocco, nei panni non facili di una Marilyn Monroe particolarmente tesa, scelta come emblema dell’attore “malato” di passione per la recitazione; efficace anche Elena Lietti nel ruolo di Ofelia. Su tutti spicca Lucia Mascino, esilarante nei panni dell’attrice e straordinaria in quelli della Regina, incisiva in ogni sua comparsa. Lodevoli anche scenografia e costumi, particolarmente fantasiosi, e il disegno luci, capace di trasformare lo spazio e plasmarlo al servizio dello spettacolo. Filippo Timi mantiene quindi la sua promessa: è un Amleto al quadrato straripante nei contenuti, nella forma e nell’ironia.
– klpteatro.it