uno spettacolo di Andrée Ruth Shammah
testo di Andrée Ruth Shammah e Federica Di Rosa
“… pensando a Harold e Maude e a Madame Pylinska e il segreto di Chopin”
con Milena Vukotic,
Federico De Giacomo e Andrea Soffiantini
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Nicoletta Ceccolini
musiche di Schubert, Beethoven, Debussy, Alban Berg, Sonia Wieder-Atherton… e Michele Tadini
video Luca Scarzella
produzione Teatro Franco Parenti
Rassegna La Grande Età, insieme
Milena Vukotic, icona di rara grazia, intelligenza e ironia, interpreta Madame A., insegnante di pianoforte, un tempo grande musicista che incontra il Giovane Svogliato, fragile, inquieto, ma profondamente vivo e in cerca di un senso, come davanti a un foglio bianco – interpretato da Federico De Giacomo, al suo debutto sulle scene nello spettacolo Chi come me, diretto dalla stessa Shammah.
Tra loro nasce qualcosa che sfugge alle definizioni: non è solo una lezione di musica, è un incontro generazionale, un passaggio di testimone, una lenta e potente educazione sentimentale. Un terzo sguardo – il narratore, Andrea Soffiantini – guida lo spettatore in questa danza fatta di note, silenzi e memorie.
Un atto teatrale intimo e universale sull’importanza della cura e sulla possibilità che un incontro autentico possa davvero cambiarci.
Lezione d’amore è molto più di una pièce teatrale: è un viaggio emozionale, culturale e umano costruito con rara eleganza e sensibilità. Un’esperienza che tocca il cuore e la mente, raccontando l’incontro tra due anime lontane eppure complementari.
– Sebastiano Di Mauro, WebLombardia
Con tutta la peculiarità della sua splendida carriera, nel cinema, in tv e in teatro, Milena Vukotic è, in Lezione d’amore di Andrée Shammah, quello che si dice una grande attrice senza alcuna retorica, anzi: asciutta, semplice, naturale.
– Anna Bandettini, la Repubblica
E lo spettacolo è lei, Milena Vukotic, sottile come un giunco, passo leggero, grazia impertinente con un che di fanciullesco, eleganza misteriosa con punta di eccentrico che è del personaggio ma soprattutto sua. Shammah firma qualcosa di molto intimo che ha che fare con il tempo che passa, quello che è necessario lasciar andare e quello che vale la pena di trasmettere a chi viene dopo di noi. Un atto d’amore per il teatro e per un Novecento di cui è impossibile non avere nostalgia.
– Sara Chiappori, la Repubblica
Milena Vukotic è Madame A. alla quale conferisce oltre al suo carisma e versatile talento, il perfetto mix d’intransigenza, dolcezza e malinconia celata sotto la gioia di vivere: un’interpretazione che parla alla ragione e al sentimento. La regia di Andrée Ruth Shammah punta giustamente sulla parola, calibrando con sapienza anche i silenzi e imprimendo un perfetto ritmo all’azione.
– Massimo Bernardini, Huffpost
Una storia perfettamente cucita addosso alla voce, alla cadenza, al curriculum, ma anche alla mente spalancata e pulsante di una divina Milena Vukotic, così vera come forse non si era mai vista.
– Roberto Ciarrapica, Tgcom 24
Milena Vukotic (Madame A) Ancora una volta fornisce una prova scintillante di empatia e umanità […] Il sedicenne Federico De Giacomo, già sfoggia un talento umoristico, in senso pirandelliano. Esprime non solo comicità ma il sentimento del contrario. Meritatissimi applausi di un pubblico commosso.
– Rinaldo Caddeo, Script&Books
Una regia antiretorica e calibrata, che costruisce un rito emotivo fondato sulla misura, il silenzio e la risonanza. Ogni oggetto, gesto e luce è carico di senso, in un teatro che parla all’anima.
– Matteo Resemini, Art A part cult(ure)
Un raffinato duetto teatrale che esplora le sfumature dell’apprendimento, dell’empatia e della trasformazione personale.
– Mariarosa Gallo, Artists and bands
Le parole sembrano diventare poesia al suono della musica. Sentiamo la musica che esce dal pianoforte, vediamo lei ballare sulle note del “Flauto magico”. Sentiamo lui emozionarsi davanti a “L’origine del mondo” di Gustave Courbet.
– Valeria Prina, SpettacoliNews
Di questo è fatta la Sinfonia di un incontro. Come quello con una donna, Madame A., che ha attraversato il dolore e sa come tacerlo o nominarlo, e solo così può guarire quello di chi, come il Giovane Svogliato, non ne ha le parole. Un ragazzo che, come quelli d’ogni tempo, sente di poter solo imprigionarsi nella lentezza dell’annebbiamento per sfuggire alla frenesia pretesa dai tempi.
Ma, come la vita, la musica ha bisogno del tempo giusto, perché con la grazia del tocco, la musica del silenzio maturi in un racconto.
Che abbia, come solo il teatro, l’ambizione di durare oltre le vite di ognuno. Così dura la lezione dei maestri. Di chi è capace di offrire, nel respiro lungo del suono, un apprendistato alla vita, in cui l’assoluto si condensa nei gesti quotidiani, e nelle memorie di vita attraversata si incarna l’esempio, deflagrante nella sua semplicità, dell’amore per la vita.
Si lascia vedere e misurare nel garbo di mani che sfiorano la pelle come i tasti del pianoforte, per restituire un corpo al futuro, vita a chi l’ha rifiutata. O a chi s’affaccia al suo tramonto in piena libertà, perché tutto si può affidare a chi ha imparato a sentire.
Nella lezione d’amore – nelle molte forme che esso può assumere – c’è tutta la potenza della vita vera che entra in quella del teatro, aprendo nuove porte: come la stanza di una nuova casa che, per raccontare la loro storia, fa mutare forma allo spazio che l’accoglie; o forse ne fa nascere uno che prima non c’era, come tante volte in questi anni è accaduto al Teatro Franco Parenti.
Accade anche questa volta alla casa di Madame A., diventata tutt’uno con i corridoi di via Pier Lombardo.
Dentro questa lezione d’amore o d’esistenza non c’è soltanto l’incontro tra un giovane stanco, il prodotto di quella che forse si può ancora chiamare borghesia, e una stravagante bohémienne. C’è un’urgenza che percorre queste mura fin dalla loro nascita, nel progetto che le ha fondate: l’incontro tra un allievo che impara a chiedere e una maestra aperta ad accogliere, l’uno per l’altra disposti ad avere cura delle reciproche possibilità.
Una dichiarazione di senso che non a caso coincide con il primo testo che Andrée Shammah firma come autrice, insieme a Federica Di Rosa. Certo sulla scorta di Harold e Maude e della Madame Pylinska di Eric-Emmanuel Schmitt, ma che somiglia al dono dei maestri al domani, alla consegna di un’eredità, sedimentata per anni fino a germogliare in progetto, non immaginato per Milena Vukotic ma su di lei maturato, cucito su misura per vestire i suoi vitalissimi novant’anni festeggiati giocando, sulla scena, con la vita.
In una danza condivisa con la sapiente freschezza di Federico De Giacomo, già rivelazione di Chi come me, la cui riflessività un po’ fiabesca pare esistere apposta per essere il giovane antico a cui Madame A. dà il nome del pilota che ha disegnato piccoli principi per grandi che sono stati bambini alla scoperta della vita.
A far loro da guida non può che essere Andrea Soffiantini, anima storica del teatro e del suo evolvere. Perché ritrovare un passato significa riconoscere la direzione verso cui continuare.
Grazie a tutto questo, Lezione d’amore. Sinfonia di un incontro è una scommessa piena di calore ed eleganza di tutta la verità che si trova solo nella bellezza. E prende vita, dentro la casa di Madame A. in una Parigi sognante, con la profonda e lieve grazia di un dialogo che trova, sulla scena, il difficile e qui perfetto equilibrio di esattezza e leggerezza come le immaginava Italo Calvino nelle sue lezioni americane: “planare sulle cose dall’alto, senza macigni sul cuore”. Trovando, per farlo, la parola e il gesto preciso, come in una sinfonia, in cui ogni tocco ha il suo posto e il suo peso necessario: perché solo nella misura sfugge la paura della morte.
E si può lasciare che il tempo scorra senza subirlo, riscrivendo le regole della vita e le forme dell’amore, liberarle dal giudizio del mondo. Per aiutarsi a vivere.