ideazione e regia Ciro Gallorano
con Sara Bonci e Davide Arena
disegno luci Maria Virzì
produzione Cantiere Artaud
con il sostegno di Regione Toscana – Settore Spettacolo
con il sostegno di MIC – Ministero della Cultura
Vincitore Bando Opera Prima 2020, Finalista Direction Under 30 2020,
Selezione In-Box 2020 e 2021, Finalista CrashTest Teatro Festival 2021,
Selezione “Differenti Sensazioni 2021/2022” International Performing Art Season XXXIV Edizione,
Selezione 17th The Black Box International Theatre and Dance Festival
In una stanza sospesa nel tempo, una donna compie gesti minimi e rituali, come se cercasse di trattenere ciò che il corso della vita inevitabilmente disperde. Dietro due grandi porte chiuse, simbolo del futuro e dell’ignoto, si cela l’eco di qualcosa che è stato o che potrebbe essere. Il tempo, nella sua doppia natura di cura e rovina, attraversa il corpo e lo spazio: si fa nostalgia dell’infanzia, ferita del ricordo, paura del domani.
Figure evanescenti appaiono come ombre del futuo e fantasmi della memoria, in un dialogo silenzioso fatto di presenze e assenze. Lo spettacolo si immerge nella malinconia della perdita e nella paura di ciò che deve ancora accadere, restituendo visioni di corpi che si sfiorano, gesti che si ripetono, ricordi che battono le ali come una farfalla intrappolata nel suo stesso bozzolo.
Una meditazione sensibile e crudele sulla natura del tempo: non quello misurabile, lineare, ma quello intimo, interiore, che scorre nei corpi e negli oggetti, che sedimenta nella carne e riverbera nei gesti quotidiani. Il tempo della memoria, il tempo della perdita, il tempo che si dilata e che si inceppa. […] La memoria diventa un terreno instabile in cui convivono fantasmi, possibilità mancate e desideri che ancora chiedono di essere ascoltati. La falena – simbolo di fragilità, di attrazione fatale verso ciò che acceca – diventa la trasfigurazione della protagonista stessa: in lotta con la luce della consapevolezza, destinata a bruciarsi nel tentativo di ricordare.
– portalegiovani.comune.fi.it
In un ipnotico intreccio di luci e ombre, si concretizza un sentimento di straordinaria cura per il dettaglio. […] Un chiaroscuro corporeo che tra le sue pieghe cela la parola. Una parola che si concretizza nel gesto, che solo in alcuni – rarissimi – momenti raggiunge la piena sonorità e vocalizzazione.
– quartapareteroma.it
Gioco e poesia ne L’eco della falena di Cantiere Artaud […] che trova la fonte di ispirazione principale nella vita e dalle opere di Virginia Woolf.
– Gagarin Magazine
Un percorso di immagini evocative e ricordi. Il tempo e la memoria sono la forza motrice della scena fatta di piccoli gesti che una donna compie nell’intimità della sua camera. Chiaramente ispirato al testo di Virginia Woolf, lo spettacolo è, tuttavia, quasi interamente muto. L’inseguirsi di luci soffuse e ombre svela due porte chiuse in fondo al palco che la donna non ha il coraggio di aprire.
– scenecontemporanee.it