Si avvisa il gentile pubblico che giovedì 18 Aprile in via straordinaria il foyer NON sarà accessibile e i servizi di bar e guardaroba NON saranno attivi. Ci scusiamo per il disagio.

AVVISO: giovedì 18.04 il foyer NON è accessibile e NON sono attivi bar e guardaroba.

Archivio / TeatroLa Grande Età, insieme

La giovinezza è sopravvalutata

con Paolo Hendel

Archivio / TeatroLa Grande Età, insieme

La giovinezza è sopravvalutata

con Paolo Hendel

Benvenuti nella Grande Età: in scena paure e debolezze ma soprattutto autoironia di chi affronta il tempo che passa.

Paolo Hendel, diretto da Gioele Dix, con una sincerità esilarante fa i conti su quella che Leopardi definiva la detestata soglia di vecchiezza.

Con tutto ciò che questo comporta: ansie, ipocondria, visite dall’urologo, la moda dei ritocchini estetici e le inevitabili riflessioni, di ordine sia filosofico sia pratico, sulla “dipartita”.

Le paure, le debolezze, gli errori di gioventù, sommati agli “errori di anzianità”, diventano occasione di gioco in cui è facile specchiarsi, ciascuno con la propria vita e la propria esperienza.

E se la giovinezza è in qualche modo sopravvalutata, Hendel non vuole essere frainteso e precisa: “Sono comunque contento di essere stato giovane, mi sono trovato bene, mi è piaciuto e se mi dovesse ricapitare lo rifarei anche volentieri…”. Quello che conta è mantenere vivi, a qualsiasi età, la curiosità, l’interesse e la passione.

Spontaneità, leggerezza e maestria sono le tre cifre distintive del suo modo di fare spettacolo, abbinate a una dose di autoironia unica nel suo genere e a un’invidiabile sensibilità.
Francesco Romano Pivetta - La Stampa
Uno spettacolo divertente, mai superficiale, in grado di far riflettere sui problemi dei “non più giovani” e di riderci sopra, in fondo questa tanto disprezzata “vecchiezza”, a saperla affrontare con ironia, non è poi così male. Certo dovesse capitare di tornare giovane….
(Massimiliano Miniati - okmugello.it
Umorismo, ironia, sarcasmo, a volte acido, pungente e crudele, quello “alla Monicelli” per intendersi, quello di “Amici miei”, soprattutto quando parla di potenti nostrani, ma anche qualche immersione nel profondo.
Danilo Nucci - ilfilo.net