In occasione della presentazione del libro
Maestri erranti. Il rinnovamento della cultura ebraica dopo la Shoah (ed. Einaudi),
l’autore Marcello Massenzio dialoga con Ugo Volli e Ruven Latiàni
Parigi, eletta al rango di «nuova Gerusalemme», diventa infatti il centro d’irradiazione della cultura ebraica, una cultura rinnovata nel segno di una rafforzata integrazione nel cuore della civiltà europea e di una partecipe attenzione al mondo contemporaneo.
In questo contesto si staglia la figura misteriosa e affascinante di Mordechai Chouchani, un personaggio reale e al contempo circonfuso di un’aura mitica. Maestro venerato di Emmanuel Lévinas e di Elie Wiesel, Chouchani avvolse la sua esistenza nel più fitto dei misteri: i soli dati inconfutabili al suo riguardo sono la prodigiosa conoscenza delle Scritture e il suo indefesso peregrinare per il mondo al fine di porre il proprio sapere al servizio di chi avesse smarrito il senso dell’esistere. Wiesel, passato attraverso l’esperienza di Auschwitz, poté scorgere in lui la reincarnazione dell’Ebreo errante, divenuto maestro errante nel solco di un’antica e nobile tradizione. Come tale, egli si consacrò alla missione di riaccendere la fiducia nella Torah, nella vita e nel futuro negli animi devastati dei sopravvissuti ai campi di sterminio. Marc Chagall ebbe il merito d’infondere nuova linfa vitale in tale archetipo, trasformato nel suo alter-ego e nel salvatore della cultura ebraica dalla furia distruttrice del nazismo, in vista di una sua possibile resurrezione. Un filo sottile ma tenace lega il pittore di Vitebsk a Lévinas, nei testi del quale prende forma una penetrante «filosofia dell’erranza», ricca di stimoli preziosi ai fini di un inquadramento critico dei problemi del nostro presente.